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Gli appalti in Calabria “partono” già in ritardo

I dati di Banca d’Italia. Solo per aggiudicare una gara serve un mese in più rispetto al resto del Paese

Gli appalti pubblici in Calabria partono già in ritardo. Il dato emerge dall’ultima relazione della Banca d’Italia sullo stato dell’economia calabrese. È stata analizzato il tempo che intercorre dalla data di pubblicazione del bando di gara a quella di individuazione dell’impresa (aggiudicazione). Ebbene già in questa prima fase gli appalti calabresi accumulano più di un mese di ritardo rispetto al resto d’Italia. Ben 99 giorni rispetto ai 66 necessari mediamente nella Penisola (88 giorni è invece la media del Mezzogiorno).
Tra il 2012 e il 2020 le gare bandite dagli enti territoriali calabresi e concluse con l’aggiudicazione dei lavori a un’azienda appaltatrice sono state circa 2.200. Il volume totale dei lavori pubblici appaltati è stato di 1,6 miliardi di euro, con un valore medio di 710mila euro, in linea con la media del Mezzogiorno e superiore a quella nazionale (rispettivamente 720 e 650mila euro). Il numero delle gare è stato maggiore nel biennio 2013-2014, mentre ha raggiunto un minimo negli anni 2016-17 e nel 2020. Su tali andamenti, secondo il rapporto Bankitalia, potrebbero aver influito i tempi della programmazione comunitaria ma anche l’introduzione del nuovo Codice degli appalti e, da ultimo, l’adozione delle misure restrittive connesse con la pandemia. Il 60% delle gare hanno riguardato lavori di edilizia pubblica (scuole, centri sportivi, cimiteri, ecc.) e infrastrutture locali (strade, ponti, ecc.), una quota in linea con la media del Mezzogiorno e dell’Italia.

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