Un patrimonio immenso. Gestito da una rete societaria “spacchettata” tra tutti i familiari. È quanto ha ricostruito la Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, guidata dal procuratore Nicola Gratteri, che ha chiesto e ottenuto dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale catanzarese il sequestro dell’impero economico da 800 milioni di euro riconducibile ai fratelli Franco, Pasqualino e Marcello Perri di Lamezia Terme. Impero che sarebbe nato e cresciuto per volere della ‘ndrangheta lametina, in particolare quella degli Iannazzo. “Dominus” della holding, secondo le numerose dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, sarebbe Franco Perri, a capo degli affari di famiglia dopo la morte del padre Antonio, ucciso nel 2003 in uno dei loro supermercati. Nell’ordinanza di sequestro del patrimonio dei Perri, il giudice scrive che la maggior parte delle società riferibili ai fratelli Perri «sono state create come se dirette da un'unica volontà alla quale, via via, hanno partecipato tutti i componenti della famiglia, sia con la famiglia di origine che quella successivamente costituita dai tre fratelli».
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