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Studente morto durante uno stage, Sinistra Cgil Calabria: abolire alternanza scuola-lavoro

"Noi crediamo ci sia un modo per non dimenticare questa tragedia, e pensiamo sia il migliore: abolire l’assurdità dell’alternanza scuola-lavoro". È quanto scrive, in una nota, Pino Assalone, coordinatore regionale Calabria di “Democrazia e Lavoro” - Sinistra CGIL, in merito alla morte di Lorenzo Parelli, lo studente morto in un incidente che si è verificato in un'azienda di Lauzacco (Udine).  Il ragazzo era al suo ultimo giorno di stage in un progetto di alternanza scuola-lavoro. "Morire di lavoro - esordisce Assalone - è qualcosa che non dovrebbe mai accadere. Eppure, nel nostro Paese aumenta ogni anno in maniera impressionante il numero di lavoratrici e lavoratori che subisce incidenti sul lavoro. Così come cresce il numero delle morti, la maggior parte delle quali determinate dalla mancata osservazione delle normative sulla sicurezza. Naturalmente, al di là della banale retorica consueta e delle lagrime di coccodrillo che dopo il lutto lasciano tutto come prima, questa strage continua fa parte di un quadro sempre più pesante e drammatico. Ancor più insopportabile, se possibile, è morire di alternanza scuola-lavoro, che spaccia per attività scolastica un vero e proprio processo di addestramento. Perché di questo si tratta, il giovane studente Lorenzo Parelli è stato vittima della Scuola neoliberista. Non più come luogo di formazione di donne ed uomini liberi ed eguali, di capacità di analisi e di critica, di crescita di coscienza e di consapevolezza, di acquisizione di elementi per la comprensione del mondo. Non è tanto o solo una questione di lavoro gratuito, ma anche e soprattutto di ideologia che viene trasmessa come visione dominante, anzi naturale e immodificabile. Se ne avessimo ulteriore bisogno, la tragedia di Lorenzo ci getta in faccia una concezione della Scuola che si vuole palestra di destini predefiniti, di sfruttamento, di subordinazione, di accettazione dell’esistente. Veicolo di quell’idea che vuole i lavoratori come merce, risorse da utilizzare per fare profitto, “capitale umano” come adesso piace dire. Oggi in tanti parlano di tragica fatalità ed invitano persino, senza vergogna alcuna, a “non strumentalizzare” quanto avvenuto: sono gli stessi i cui figli non dovranno mai mettere piede in una fabbrica per lavorarvi!".

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