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'Ndrangheta, le ramificazioni dei Molè di Gioia Tauro e la cocaina dal Sudamerica. I nomi degli arrestati

I reati contestati sono associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione, detenzione e porto illegale di armi, autoriciclaggio, associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, usura, bancarotta fraudolenta, frode fiscale e corruzione

Maxi blitz anti 'ndrangheta della Polizia di Stato su tutto il territorio nazionale. Le Squadre mobili di Reggio Calabria, Milano, Firenze e Livorno, con il coordinamento del Servizio centrale operativo della Direzione centrale anticrimine, hanno eseguito oltre 100 misure cautelari emesse dalle procure distrettuali antimafia di Reggio Calabria, Milano e Firenze, a conclusione di articolate indagini che hanno riguardato esponenti della 'ndrangheta operanti in stretto raccordo tra loro, in diverse regioni.

36 arresti a Reggio Calabria

L'esecuzione del provvedimento della Procura di Reggio Calabria riguarda 36 soggetti - 31 dei quali destinatari della misura cautelare in carcere e 5 ai domiciliari - nonché alla contestuale esecuzione del sequestro preventivo di 2 società, 4 terreni, immobili e rapporti finanziari.

Ecco tutti i nomi

In carcere
1) Antonio Albanese, nato a Gioia Tauro il 27.04.l945, ivi residente;
2) Massimo Antonini, nato a Gioia Tauro il 27.04.l945, ivi residente;
3) Giuseppe Maria Baratta, nato a Nicotera il 25.05.1965, residente a Cormano (MI);
4) Mario Billi, nato a Livorno (LI) il 26.08.1979, ivi residente;
5) Antonio Campanella, nato a Reggio Calabria il 22.08.1987, residente a Locri;
6) Nilton Cesar Ccaico Tacuri, nato a Lima (Perù) il 13.11.1987;
7) Fabio Cioni, nato a Livorno il 23.10.1961, i vi residente;
8) Giuseppe Condello, nato a Livorno il 23.10.1961, ivi residente;
9) Michele Condello, nato a Polistena  il 23.06.1993, residente a Gioia Tauro;
1O) Teodoro Crea, nato a Pisa il 31.03.200 l, residente a Rizziconi;
11) Giuseppe Dangeli, nato a Polistena  il 30.06.1980, residente a Cittanova;
12) Angelo Gian Pierre Delgado Corbetto, nato a Callao (Perù) il 3.03.1991;
13) Letterio De Pasquale, nato a Fossano (CN) il 03.07.1983, residente a Messina;
14) Girolamo Fazzari, nato a Cinquefrondi il23.04.1985; residente a Drosi, frazione di Rizziconi;
15) Daniele Ficarra, nato a Taurianova  l' 11.07.1976, residente a Gioia Tauro;
16) Domenico Ficarra, nato a Saronno (VA) il 7.1 0.1984, residente a Gioia Tauro;
17) Giuseppe Ficarra, nato a Gioia Tauro  18.04.1961, ivi residente;
18) Simone Ficarra, nato a Gioia Tauro 18.04.1961, ivi residente;
19) Emanuele Fonti, nato a Messina  il 13.06.1960, residente a Casorezzo (MI);
20) Domenico Iaropoli, nato a Cinquefrondi il 17.12.1987; residente a Rosarno;
21) Giovanni Iannì, nato il 29.08.1987 a Roma, residente a Gioia Tauro;
22) Sandro Sergio Javier Carazona, nato a Lima (Perù) il 27.07.1976;
23) Rocco Molè, nato a Polistena il 12.06.1995, residente a Gioia Tauro;
24) Ippolito Mazzitelli, nato a Gioia Tauro il l 0.02.1992, residente a Gioia Tauro;
25) Antonino Pesce, nato a Cinquefrondi il 29.06.1993, residente a Rosarno;
26) Francesco" U Pecura" Pesce, nato a Taurianova il 23.09.1979, ivi residente a Rosarno;
27) Giacomo Previte, nato a Palmi il 7.04.1992, residente a Gioia Tauro;
28) Antonio Salerni, nato a Grisolia il 17.10.1966, residente a Gerenzano (VA);
29) Salerni Teresa, nato a Grisolia il 17.10.1966, residente a Gerenzano (VA);
30) Antonio Jose Tenorio Alvarez, nato a Medelin (Colombia) il 17.06.1958, residente ad Arganda del Rey, Madrid (Spagna);
31) Kevin Cesar Valverde Huaranga, nato a Lima (Perù) il 05.08.1991.
Agli arresti domiciliari
1) Giuseppe Antonio Ferraro, nato a Rosarno il 03.10.1971, ivi residente;
2) Bruno Pisano, nato a Cinquefrondi il 08.06.1986, residente a Rosarno;
3) Flavio Pietro Paolo Fertonani, nato a Asola (MI) il 29.06.1955, residente in San Fermo della Battaglia (CO);
4) Vincenzo Latino, nato a Cinquefrondi il 18.02.1998, residente a Gioia Tauro;
5) Salvatore Cosoleto, nato a Gioia Tauro il 24.09.1986, ivi residente.

Arresti a Firenze

I destinatari degli arresti in carcere del filone curato dalla Dda di Firenze:

oltre a Rocco Molè, 26 anni di Cinquefrondi (Reggio Calabria) e a Massimo Antonini, 64 anni di Livorno sono: Francesco Riitano, 41 anni di Guardavalle (Catanzaro); Giuseppe Antonio Ierace, 42 anni di Catanzaro; Antonino Fonti, 39 anni di Messina; Mario Billi, 43 anni di Livorno; Fabio Cioni, 60 anni di Livorno; Francesco Nicodemo Callà, nato a Mileto (Catanzaro) di 67 anni; Simone Ficarra 20enne di Gioia Tauro (Reggio Calabria); Domenico Ficarra, 38enne nato a Saronno (Varese). Altri due soggetti sono al momento latitanti.

Nuova Narcos Europea

L’operazione - nell’ambito della quale è stata sequestrata quasi una tonnellata di cocaina importata dal Sudamerica - ha riguardato soggetti di origine calabrese provenienti dalla Piana di Gioia Tauro, presunti appartenenti alla cosca Molè, attivi anche in Lombardia e in Toscana, e con ramificazioni internazionali. Eseguite, in diverse regioni d’Italia e all’estero, decine di ordinanze a carico di capi e gregari delle 'ndrine della piana di Gioia Tauro nonché il sequestro preventivo di aziende, beni immobili, terreni e rapporti finanziari. Nel mirino della Polizia le cosche di 'ndrangheta del versante tirrenico reggino.

I reati contestati

A vario titolo sono associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione, detenzione e porto illegale di armi, autoriciclaggio, associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, produzione, traffico e cessione di sostanze stupefacenti, usura, bancarotta fraudolenta, frode fiscale e corruzione.

Le investigazioni

Svolte sotto le direttive del procuratore aggiunto Gaetano Paci, rappresentano lo sviluppo degli elementi acquisiti durante l'operazione "Handover" - condotta sempre dalla squadra mobile sotto le direttive della DDA reggina - che il 21 aprile del 2021 era culminata nell'arresto di 53 soggetti indagati, a vario titolo, per associazione mafiosa, traffico e cessione di stupefacenti. In particolare, nel corso dell'indagine, furono monitorati rapporti sospetti tra presunti affiliati alla cosca Pesce e presunti affiliati alla cosca Molè oggetto dell'indagine odierna.

L'inchiesta ha inoltre permesso di documentare, per la commissione di alcuni reati, rapporti di collaborazione con soggetti ritenuti appartenenti ad altre cosche di 'ndrangheta del versante tirrenico. Sul punto, risultano indagati e destinatari di misura cautelare in carcere, oltre che soggetti riconducibili alla citata cosca PESCE, anche un esponente della cosca CREA di Rizziconi. Sono state confermate, inoltre, le relazioni criminali con organizzazioni 'ndranghetiste della provincia di Vibo Valentia.

Sempre con riferimento al reato associativo e a vicende ritenute di natura estorsiva, le indagini hanno anche approfondito le condotte di alcuni soggetti domiciliati in Lombardia e segnatamente in provincia di Como e Varese, i quali sono stati oggetto di una parallela e collegata inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Milano, che ha emesso un Fermo di Indiziato di delitto a carico di numerosi soggetti cui è stata data esecuzione nella mattinata odierna.

Le investigazioni condotte hanno inoltre permesso di raccogliere diversi e plurimi elementi ritenuti allo stato probanti dell'esistenza di una associazione internazionale finalizzata al traffico di ingenti quantitativi di stupefacenti.

Il controllo del mercato ittico di Gioia Tauro

Con riferimento alle estorsioni, le contestazioni riguardano sia somme di denaro consegnate loro da operatori commerciali di Gioia Tauro, che condotte poste in essere nei confronti di operatori del settore ittico che sarebbero stati costretti a consegnare, ovvero acquistare pesce da aziende riconducibili agli indagati, che in questo modo avrebbero assunto il controllo dello specifico mercato nel territorio di Gioia Tauro. Sulla base di tali evenienze, il G.I.P. ha disposto il sequestro preventivo delle due società coinvolte.

I "panetti" marchiati con il logo "Real Madrid", simboli massonici e "Alfa omega"

Panetti di cocaina marchiati "Real Madrid", simboli massonici e logo "alfa omega". Si presentava così, agli occhi dei militari che hanno proceduto al sequestro, la droga occultata in container commerciali e approdata a Gioia Tauro dal Sudamerica.

I precedenti

I sequestri di stupefacente all'interno dell'Area di servizio "Agip Tremestieri" - nell'ambito dei quali veniva tratto in arresto un soggetto trovato in possesso di 3 panetti di cocaina del peso complessivo di kg 3,289 - marchiati con simboli massonici "squadra, compasso e occhio massonico racchiusi in un cerchio".

In data 20 settembre 2019, nei pressi dello svincolo autostradale di Cosenza Nord veniva tratto in arresto un soggetto trovato in possesso 10 panetti di cocaina del peso complessivo di kg 10,5478; 5 panetti erano marchiati con gli stessi simboli massonici.

Il 29 settembre 2019, nel Comune di Castelfranco Emilia (MO), veniva tratto in arresto un soggetto trovato in possesso di 15 panetti di cocaina dal peso complessivo di kg 16,150. In data 11 novembre 2019, a Villa S. Giovanni (RC), nei pressi dell'area d'imbarco. veniva tratto in arresto un soggetto trovato in possesso di 4 panetti di cocaina del peso complessivo di Kg. 4.295. Tre panetti erano marchiati con il logo "alfa-omega".

I chimici sudamericani e i palombari a Gioia Tauro

Nel settore del narcotraffico, la cosca di 'ndrangheta oggetto d'indagine si ritiene abbia operato alleandosi ad una ramificazione internazionale non solo per approvvigionarsi di ingenti quantitativi di cocaina, ma anche per il successivo recupero in mare dello stupefacente e per la commercializzazione dello stesso. Sul punto le indagini hanno fatto emergere, nel 2019, la presenza in Italia di soggetti sud americani (quattro peruviani ed un colombiano, anch'essi destinatari della misura cautelare in carcere) due dei quali assoldati ed ospitati a Gioia Tauro con funzione di chimici e tre esperti palombari fatti giungere a Gioia Tauro per il recupero dello stupefacente in alto mare, in modo da ridurre i rischi connessi all'arrivo dei carichi di droga nel porto.

Su tale fronte le indagini hanno permesso di individuare l'arrivo di carichi di cocaina sia presso il Porto di Gioia Tauro che presso il porto di Livorno. Proprio nell'area portuale toscana, tra il 6 e 1'8 novembre 2019, venivano individuati e sequestrati complessivamente 430 panetti di cocaina, del peso, ciascuno, di 1100 grammi circa, occultati all'interno di una cavità di laminati in legno, spediti dal Brasile.

Sempre grazie alle risultanze delle attività tecniche di intercettazioni, il 25 marzo 2020, in una masseria di Gioia Tauro (per la quale il GIP ha disposto il sequestro preventivo), sono stati rinvenuti e sequestrati oltre 500 kg di cocaina, anch'essi suddivisi in panetti di 1 kg circa.

A seguito dell'ingente sequestro veniva avviata una parallela e collegata inchiesta coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Firenze, nel cui ambito sono emersi elementi che portano, allo stato, a ritenere che l'organizzazione finalizzata al narcotraffico si è avvalsa della complicità di alcuni portuali dello scalo marittimo livornese, che avrebbero avuto il compito di agevolare il recupero del carico di cocaina.

Sul punto il GIP del Tribunale di Firenze su richiesta di quella Direzione Distrettuale Antimafia ha emesso una misura cautelare a carico di 14 soggetti, a cui è stata data esecuzione sempre nel corso della mattinata odierna.

Tra i fermati appartenente a Gdf Olgiate Comasco

Tra le persone fermate nell’ambito dell’operazione coordinata dalle Procure Antimafia di Reggio Calabria, Milano e Firenze c'è anche Michele Contessa della Guardia di Finanza di Olgiate Comasco. Nel capo d’imputazione si motiva il provvedimento «per il sistematico asservimento delle funzioni e poteri di pubblico ufficiale inerenti la qualifica coperta nonché per il compimento degli atti contrari ai suoi doveri d’ufficio» consistiti nell’introdursi nella banca dati alla quale aveva accesso in quanto finanziere per assecondare le richieste di alcuni presunti appartenenti al gruppo criminale.

Indagato anche ex sindaco del Comasco

Nel filone lombardo della maxi inchiesta, coordinata dalle Dda di Milano, Reggio Calabria e Firenze, contro la cosca Molè della 'ndrangheta risultano indagati anche l’ex sindaco di Lomazzo (Como) Marino Carugati e anche un ex assessore della giunta che era guidata dal primo cittadino, entrambi, tra l’altro, già condannati per bancarotta. Lo ha precisato il procuratore aggiunto della Dda milanese Alessandra Dolci nella conferenza stampa in Procura a Milano. Dolci ha messo in luce i «rapporti» tra il clan, attivo in Lombardia soprattutto tra le province di Varese e Como, e «ex pubblici amministratori», ossia i due indagati.

Capo clan lasciò programma recupero per minori

Rocco Molè, 26 anni, indicato dagli inquirenti come capo dell’omonimo clan 'ndranghetista nell’ambito del blitz che stamani ha portato all’arresto di oltre 100 persone in tutta Italia (36 dei quali disposti dalla Dda di Reggio Calabria) è stato per 3 anni, quando ancora era minorenne, a Torino in una struttura di recupero gestita da «Libera» nell’ambito del progetto «liberi di scegliere» promosso dall’autorità giudiziaria minorile per il reinserimento nella società dei figli dei boss mafiosi. Molè, alla morte dello zio omonimo Rocco, assassinato nel 2008 nell’ambito di un conflitto interno con gli alleati storici Piromalli, decise di lasciare il programma per rientrare nell’ambiente criminale per dedicarsi agli affari della famiglia. Il clan Molè, secondo la Dda reggina, si sarebbe allargato nelle regioni del Nord, in particolare in Lombardia, dove avrebbe impiantato i metodi classici della 'ndrangheta, con mire espansionistiche sulla Svizzera.

Gli inquirenti

«E' l’ennesima dimostrazione della presenza della Polizia di Stato e dell’attenzione che ha riguardato il territorio della Piana di Gioia Tauro che da sempre vede la presenza di organizzazioni molto pervicaci e ramificate sul territorio, che hanno inquinato tutti gli aspetti economici di quel territorio. La cosca Molè soprattutto operativa nel settore del traffico di stupefacenti e aveva ramificazioni su tutto il territorio nazionale». Lo ha detto il questore di Reggio Calabria, Bruno Megale, illustrando, nel corso di una conferenza stampa tenuta in Questura a Reggio Calabria, i dettagli sull'operazione «Nuova Narcos Europea».

«Le indagini hanno dimostrato che non esiste più differenza dell’agire mafioso, lo spaccato che emerge da questa inchiesta è che c'è un’attività violenta, militare, con estorsioni a tappeto anche nel Nord Italia». Lo ha detto il direttore centrale anticrimine della Polizia di Stato, il prefetto Francesco Messina, nel corso della conferenza stampa tenuta in Questura a Reggio Calabria per illustrare i dettagli sull'operazione «Nuova Narcos Europea». L’operazione infatti è stata condotta, oltre che dalla procura distrettuale di Reggio Calabria, dalle procure distrettuali, Firenze e Milano. «La cosca Molè - ha aggiunto Messina - ha operato in diversi contesti con le stesse modalità incisive che ha utilizzato nel proprio territorio, come la realtà lombarda, comasca e varesotta, perchè all’interno di quel contesto ha operato con estorsioni a tappeto, alcune delle quali connotate da altissimo tasso di violenza». Inoltre, «nel corso delle indagini siamo riusciti a sequestrare in diverse parti del territorio nazionale, peraltro in periodo di lockdown, più di una tonnellata di cocaina. Peraltro anche stamattina - ha aggiunto Messina - nel corso dell’esecuzione delle misure cautelari, è stato sequestrato in Svizzera un chilogrammo di cocaina».

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