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Calabria, Scott Rinascita: sarà lo Stato a pagare il maxi-risarcimento

Il Fondo di rotazione una “ciambella” di salvataggio

Lo Stato va incontro alle vittime della criminalità (e questo è meritorio) ma al tempo stesso, in un certo qual modo, azzera pure i “debiti” degli imputati. Una sorta di circolo vizioso da cui è difficile uscire perché per soddisfare le parti offese, senza metterle ulteriormente a rischio ritorsioni, lo Stato, attraverso il Fondo di rotazione per la solidarietà alle vittime dei reati di tipo mafioso (istituito con la legge 512 nel 1999), fa fronte all’impegno economico (legato agli indennizzi) che ricadrebbe invece interamente sulle spalle degli imputati con l’obiettivo di rivalersi successivamente su di essi. In teoria la cosa funziona così, ma nella pratica al di là del primo passaggio (cioè il ristoro alle vittime) per il resto poco o nulla cambia nel senso che nella stragrande maggioranza dei casi gli imputati non posseggono nulla, né hanno disponibilità economiche tali da poter fare fronte al “debito” con lo Stato. Nei giorni scorsi il dispositivo di sentenza letto al termine del processo con rito abbreviato a 91 imputati, che rappresenta un troncone del grande procedimento Scott Rinascita, ha stabilito, tra multe e indennizzi, risarcimenti per oltre cinque milioni di euro. Sanzioni e risarcimenti soprattutto a carico degli imputati condannati per il reato associativo. Fermo restando che le parti civili dovranno attendere la sentenza definitiva prima di poter avere il risarcimento, che sarà liquidato in separata sede, alcune di esse hanno già chiesto la rifusione delle spese a carico del Fondo di rotazione, tant’é che il gup l’ha provvisoriamente disposta.

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