Un anno fa moriva Jole Santelli. Oggi la Calabria rende omaggio alla prima presidente donna della storia della Regione, scomparsa per un malore nella sua abitazione a Cosenza il 15 ottobre 2020. Era alla guida della Giunta calabrese da otto mesi, un periodo molto intenso che la presidente affrontò con grande coraggio visto che da anni lottava strenuamente contro un tumore.
Aveva 51 anni, in gran parte dedicati alla politica: a 25 anni, nel 1994, abbracciò il progetto di Forza Italia e di Silvio Berlusconi, a cui restò sempre fortemente legata. Santelli fu più volte parlamentare e più volte esponente di governo, in particolare sottosegretaria al ministero della Giustizia nel secondo e nel terzo governo Berlusconi e poi anche sottosegretaria al ministero del Lavoro nel governo Letta. Alla fine del 2019 l’ultima sua sfida, la corsa alla presidenza della Regione Calabria per il centrodestra: «Sono una candidata per caso, altri costruiscono questa candidatura ma per me è stato il fato, il destino», disse. Santelli, in realtà fu designata per superare l’impasse della coalizione di centrodestra alle prese con i veti incrociati.
A convincere Santelli a cimentarsi in una prova estremamente impegnativa e a mettere da parte i dubbi legati alle sue condizioni di salute fu Berlusconi in persona: «A lui devo tutto», ricordò. Il 26 gennaio 2020 fu eletta governatore con un largo consenso (il 55,2%, contro il 30,14% del suo principale competitor, l’imprenditore Pippo Callipo, candidato del centrosinistra). Prima presidente donna della Regione Calabria, confermò i tratti caratteristici della sua azione politica: l’anticonformismo, l’autonomia, che dimostrò nella scelta di alcuni assessori fuori dagli schemi, come il suo vice (e poi suo facente funzioni dal 15 ottobre 2020 in poi) Nino Spirlì, Sergio De Caprio, il «Capitano Ultimo» che arrestò Totò Riina, e l’astrofisica Sandra Savaglio.
Alla guida della Regione dovette affrontare le emergenze decennali della Calabria e dopo poco più di un mese anche la nuova grande emergenza del Covid 19, particolarmente preoccupante in una regione dalla sanità commissariata da anni e disastrata qual è quella calabrese. Con il governo giallorosso guidato da Giuseppe Conte la governatrice ebbe un rapporto franco e a tratti conflittuale: in tanti ricordano la dura polemica con Palazzo Chigi, dopo aver emesso un’ordinanza che riapriva bar e ristoranti all’aperto, un «braccio di ferro» finito davanti al Tar, che le avrebbe dato torto, ma che per settimane mise la Calabria tra i titoli di testa di tg e giornali nazionali. Del resto, un altro dei tratti distintivi di Santelli era la sua capacità di muoversi agevolmente sulla scena politica nazionale, vista la sua lunga presenza nel circuito parlamentare e governativo.
Il suo grande obiettivo era quello di far passare l’immagine di una Calabria «dai mille colori». Da qui i punti fondanti del suo programma, «Reputazione e identità». Un cammino tra mille ostacoli. Nei suoi otto mesi da presidente dovette smentire le dicerie sul suo stato di salute, avendo affrontato una lunga e orgogliosa lotta contro un tumore che iniziò a perseguitarla dall’autunno del 2014 e di cui non fece mai mistero. Molti i calabresi che vollero salutarla partecipando ai suoi funerali - ai quali fu presente anche l’allora premier Giuseppe Conte che si precipitò a Cosenza rientrando in Italia dall’estero - e alla camera ardente allestita alla Cittadella, la sede della Regione a Catanzaro, oggi a lei intitolata.
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