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Cosenza, Orsomarso e Aieta spiati con... il Gps

Chiunque abbia fatto il lavoro è stato davvero maldestro. In tutti e due i casi, infatti, l'alimentazione ha fatto cilecca, oppure è stata scoperta perché s'è accidentalmente sganciata dal telaio dell'auto. L'operazione non sembra dunque frutto dell'operato di “professionisti”.

Niente esplosivo. E nessuna azione intimidatoria: le batterie di litio (una delle quali esplosa) trovate agganciate all'auto dell'assessore regionale Fausto Orsomarso, non costituivano la parte residua di un ordigno rudimentale, né rappresentavano l'inusuale modo per lanciare una pesante e subdola minaccia.

Niente di tutto ciò: le batterie, avvolte in un nastro adesivo impermeabile, erano la fonte di alimentazione di un Gps. L'acronimo, molto in uso tra le forze dell'ordine, rivela l'esistenza di un localizzatore di posizione, in questo caso infilato sotto i sedili dell'Audi A 4 dell'esponente di Fratelli d'Italia per spiarne i movimenti, per monitorarne soste e viaggi, per seguirne ogni passo. “Strumenti” del genere, destinati a rimanere in funzione a lungo, necessitano di una alimentazione adeguata che viene offerta da quel tipo di “caricatori”.

La cosa singolare e inquietante è che lo stesso tipo di “captatore” di posizione sia stato collocato pure sotto una delle vetture in uso all'ex consigliere regionale del Partito democratico, Giuseppe Aieta. L'esponente progressista, nelle scorse settimane, ha trovato le batterie uscendo da casa a Cetraro: provvidenziale e immediato l'intervento dei carabinieri. Orsomarso, invece, ha scoperto tutto mentre si trovava a Cosenza, perchè una delle batterie è deflagrata a causa del calore emesso dal tubo di scappamento sotto cui era stata “agganciata”.

I “tecnici” che abbiamo contattato per avere ragguagli non hanno dubbi sull'uso delle batterie ritrovate e le foto pubblicate da Gazzetta nella edizione di ieri possono aiutare gli “specialisti” del settore a farsi una idea più chiara anche a distanza.

Il punto però è un altro: chi ha piazzato i rilevatori di posizione sotto le vetture in uso agli esponenti politici? Domanda senza risposta. I trasmettitori Gps, peraltro, non sono stati recuperati: che fine hanno fatto? Secondo quesito privo di risposta.

Una circostanza balza tuttavia subito agli occhi di esperti e meno esperti di questioni di “spionaggio”: chiunque abbia fatto il lavoro è stato davvero maldestro. In tutti e due i casi, infatti, l'alimentazione ha fatto cilecca, oppure è stata scoperta perché s'è accidentalmente sganciata dal telaio dell'auto. L'operazione non sembra dunque frutto dell'operato di “professionisti”. Niente a che fare con i personaggi dei libri di Ian Fleming. D'altronde, sarebbe bastato portare per caso l'auto di uno dei due politici dal meccanico o dal gommista per scoprire subito tutto. Il veicolo, posto su un “ponte” come prevede la routine in caso di controlli, avrebbe rivelato agli operatori la presenza dei “ pacchi”.

Chi ha tentato di spiare Orsomarso e Aieta ha lasciato, tra l'altro, tracce chiare: dai numeri di serie e di fabbricazione delle batterie non dovrebbe essere difficile risalire al venditore e, quindi, anche all'acquirente. Il silenzio mantenuto su questa vicenda dalle forze investigative appare, peraltro, significativo e illuminante. Se qualcuno ha posizionato i “localizzatori” senza avere l'autorizzazione della magistratura rischia davvero grosso. Se, al contrario, ha agito su impulso giudiziario ha dimostrato d'essere un “principiante”. Comunque sia è necessario fare chiarezza. Violare la privacy è molto grave.

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