Prima la condanna in Appello a 13 anni di carcere per associazione mafiosa; adesso la pronuncia della Cassazione sulla confisca di beni e immobili per un valore di 500 mila euro. Sono diventati definitivi i sigilli disposti sul patrimonio di Pasquale Brescia, il 54enne imprenditore originario di Cutro, ritenuto dai magistrati dell’Antimafia contiguo alla cosca cutrese dei Grande Aracri. La Suprema Corte ha infatti dichiarato inammissibile il ricorso contro la decisione della Corte d’Appello di Bologna, che, il 4 novembre 2020, ha confermato la confisca di tutte le proprietà riconducibili a Brescia. Per gli ermellini è stata corretta la valutazione fatta dai giudici felsinei.
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