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Calabria, sanità terreno di scontro elettorale: il diritto alle cure negato

La ministra Gelmini: «Chi vincerà le elezioni guiderà il comparto». Le competenze della Calabria avocate dai vari governi sin dal 2007

Un dato è certo: per la quarta volta consecutiva la Calabria andrà alle urne con una sanità commissariata. A conti fatti, considerando le ordinanze di Protezione civile emesse dal governo Prodi nel 2007 e il commissariamento ex articolo 120 della Costituzione disposto nel 2009 dall'esecutivo Berlusconi, sono 14 anni che il settore è fuori dalle competenze della Regione. Quattro governatori dopo - Loiero, Scopelliti, Oliverio e Santelli -, il prossimo che sarà eletto la sera del 4 ottobre potrebbe ritrovarsi tra le deleghe a sua disposizione anche quella della sanità.

Il clima a Roma sembra essere cambiato, soprattutto dopo la sentenza della Corte costituzionale che ha detto “no” alla competenza esclusiva del commissario ad acta sul Programma operativo regionale. Il resto lo hanno aggiunto i risultati disastrosi raggiunti sul fronte della tutela dei Livelli essenziali di assistenza e dei conti, certificati dal monitoraggio del Tavolo Adduce.

In rapida successione, prima il sottosegretario alla Salute Andrea Costa e poi la ministra per gli Affari regionali Mariastella Gelmini, hanno fatto intendere di ritenere maturi i tempi per il superamento del commissariamento in Calabria. «Bisogna ridare la possibilità – dice Gelmini, mantenendosi nel mezzo tra chi spinge per l'addio ai tecnici nominati dal governo e il ritorno del presidente-commissari –, a chi ha vinto le elezioni, di governare finalmente la sanità in Calabria».

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