Il pentito suicida. Si è tolto la vita nel carcere di Ariano Irpino, il collaboratore di giustizia Benito Arone, 53 anni, originario di Corigliano. L'uomo da più d'un mese aveva cominciato a collaborare con i magistrati della Dda di Potenza perché coinvolto e arrestato in una inchiesta dei togati lucani che ricostruiva gli interessi della cosca coriglianese facente capo a Filippo Solimando sviluppati nell'area compresa tra Policoro e Scanzano Ionio. Il cinquantatreenne è stato trovato impiccato nella cella della sezione del penitenziario riservata ai pentiti in cui si trovava recluso.
Sul caso ha aperto un'inchiesta la procura di Benevento competente per territorio. Arone risultava coinvolto, nella veste di capo e promotore, in un vasto traffico di stupefacenti e in presunte attività di riciclaggio compiute in Lucania nell'interesse del gruppo coriglianese. Non è la prima volta che un pentito si toglie la vita: nell'ottobre del 2007, a Francavilla a Mare, venne trovato cadavere Bruno Piccolo, 28 anni, teste d'accusa nell'inchiesta della Dda di Reggio Calabria che aveva consentito di far luce sulla uccisione del vicepresidente del consiglio regionale della Calabria, Francesco Fortugno, avvenuta a Locri due anni prima. Piccolo era stato determinante nel consentire ai pubblici ministeri di ricostruire la dinamica dell'agguato teso all'uomo politico. A Francavilla, Bruno Piccolo viveva in un appartamento concessogli dal Servizio centrale di protezione. Nel 2012, invece, venne trovato morto in cella, nel carcere di Busto Arsizio, il collaboratore di giustizia coriglianese Giampiero Converso: l'uomo aveva inalato il gas emesso dal fornelletto usato per cucinare i pasti in cella. La magistratura, in questo caso, non è riuscita a stabilire se si trattò di un incidente oppure della deliberata scelta di Converso di togliersi la vita
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