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Allarme ricoveri, la Calabria adesso vede il giallo

Il Covid riporta in sofferenza i servizi assistenziali della regione. Il tasso di occupazione delle Rianimazioni è al 9,47%. L’incidenza settimanale sale a 107 diagnosi, nel Reggino il dato schizza a quota 179 casi. Il governatore Spirlì istituisce la zona rossa a Ciminà e proroga quelle di Caraffa e Sant’Agata

Foto Cecilia Fabiano

Nelle roccaforti della sfibrata sanità calabrese, restano a combattere uomini stanchi, medici, infermieri e oss sorretti, ormai, solo dalla fede. Lottano contro un nemico che, all’improvviso, ha riportato l’assedio dentro le corsie. Una sofferenza smascherata da numeri sempre più sinceri. Le aree mediche, nonostante i 124 posti aggiunti frettolosamente in questi ultimi giorni nei vari stabilimenti di cura della Calabria (alchimie contabili che hanno consentito di alzare la capienza complessiva a 945 letti dedicati al Covid), mostrano da giorni i segni della pressione con un dato di presenze nei vari reparti che è pari al 16,19% (il limite di rischio è al 15%) generato da ben 153 ricoverati. Da ieri, però, a rischio c’è anche la tenuta delle terapie intensive il cui tasso di occupazione, con un intubato in più (in realtà, gli ingressi di giornata sono due, bilanciati da una uscita, e un totale di 16 pazienti), è salito a 9,47%. Un solo paziente critico, adesso, separa la Calabria dalla zona gialla anche nelle terapie intensive (la soglia è al 10%). Valori da zona gialla.

Il governatore Spirlì istituisce la zona rossa a Ciminà e proroga quelle di Caraffa e Sant’Agata.

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