L’emergenza e il business, gli slogan e la realtà. Quando si parla di rifiuti, in Calabria, c’è sempre una duplice dimensione: una legata a ciò che succede nelle strade, l’altra relativa all'inadeguatezza della classe dirigente che si incrocia con l’interesse dei privati. La ricetta più facile è scaricare ogni colpa sulle comunità, bollate spesso come “nimby” (non nel mio cortile), ma la verità è che gli strumenti utilizzati a livello nazionale e regionale, per arrivare ai ritardi degli Ato, non hanno prodotto alcun risultato concreto, se non quello di bruciare una montagna di soldi per ritrovarsi con un’emergenza infinita. La situazione attuale lo conferma: dalla Cittadella, proprio partendo dal fatto che la discarica privata crotonese fosse stracolma, avevano ideato un “giro” di rifiuti che coinvolgeva Melicuccà, Lamezia, Cassano, San Giovanni in Fiore nonché altre regioni per la spazzatura reggina, ma alla fine sono stati costretti a tornare al punto di partenza, cioè a Crotone.
Nella recente ordinanza la Regione ammette che tra luglio e settembre potremmo portare fuori dalla Calabria 10mila tonnellate di rifiuti «a prezzi esorbitanti».
Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Calabria
Caricamento commenti
Commenta la notizia