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Focolaio Covid in Puglia, a rischio 3 studenti calabresi. A Pellaro aggredito un medico vaccinatore

L’aria disfatta e ingenua di questa estate di viaggi e di vacanze, di persone in perenne cammino, è tornata ad ammorbarsi, infettata da quel virus mutato che in poche settimane è tornato a spaventarci. La strada su cui avanza il microrganismo in questa strana estate è la stessa che viene percorsa giorno e notte dai giovani che provano a dimenticare la sofferenza di lunghi mesi di restrizioni. Ma la voglia di riprendersi la vita potrebbe essere la causa del focolaio più grande d’Italia, con epicentro a Ippocampo, sul Gargano, in Puglia, ed effetti che si misurano in queste ore in ogni angolo della penisola. Un cluster che si è generato nel campo estivo per studenti dai 16 ai 19 anni. Sette giorni in allegria, tanta felicità, musica e divertimento. Poi, l’inquietante scoperta. Per ora, l’Asp di Foggia ha messo insieme 34 diagnosi individuate attraverso 400 tamponi. Un gigantesco contact tracing che ha coinvolto anche tre studenti cosentini, due ospiti e un animatore. Proprio una delle ospiti è sintomatica mentre gli altri due, al momento non portano i segni della malattia. Ieri, l’Asp di Cosenza ha effettuato i tamponi sui giovani e sui loro contatti diretti. In tutto una quarantina di persone.

La Calabria, intanto, continua la sua difficile rimonta sul sentiero delle vaccinazioni. Una strada ricca di insidie per il personale sanitario. Da Pellaro, nel Reggino, risale l’ultima aggressione ai “camici bianchi”. «Aggrediti a calci e minacciati di morte i medici dell’hub vaccinale di Pellaro» denuncia il consigliere regionale Domenico Giannetta (FI). «Ieri mattina, nell’hub vaccinale di Pellaro, un uomo di grossa stazza, che si reggeva con un bastone treppiedi, è stato invitato ad accomodarsi nell’apposita area, in attesa che alla moglie venisse somministrato il vaccino. All’invito, espresso con tutto il garbo e la gentilezza del caso, l’uomo ha reagito con pesanti minacce nei confronti della responsabile dell’hub vaccinale e inveendo contro i medici e i volontari presenti per poi prendere a calci alle spalle e spintonare violentemente con il treppiedi di metallo un medico, che ha riportato dieci giorni di prognosi per le lesioni e i traumi subiti. Sono situazioni inaccettabili, è stata, ancora una volta, messa a repentaglio la sicurezza del personale sanitario, su cui sempre più spesso si sfoga un’aggressività latente pericolosa».

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