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Al via il processo d’appello per le stragi consumate in Calabria

In Corte d’Assise a Reggio sono imputati i presunti mandanti degli attentati ai Carabinieri. E il boss Graviano sbotta: «lesi i diritti di difesa»

Giuseppe Graviano

Non si ferma la battaglia per un giusto processo di Giuseppe Graviano, il boss palermitano a capo del quartiere Brancaccio e colui che affiancò Totò Riina nella strategia della tensione a tal punto da essere etichettato, dopo le sentenze di condanna a suo carico, come «l’uomo delle stragi continentali». Anche ieri in Corte d’Assise d’Appello di Reggio, al via del processo «’Ndrangheta stragista», il legale di Graviano, l’avvocato Giuseppe Aloisio del Foro di Reggio, ha risollevato una questione «di lesione dei diritti difensivi» chiedendo contestualmente di riaprire i termini per la presentazione dei motivi aggiunti di appello. Subito spiegate le ragioni: «Solo negli ultimi giorni abbiamo avuto la possibilità di accesso agli atti processuali e in particolare alla sentenza di primo grado». Una situazione sfavorevole, e «lesiva», che lo stesso Giuseppe Graviano aveva già sollevato in una recente lettera. Una situazione sulla quale ha chiesto chiarimenti al Dap. Atti processuali che l'imputato, collegato dalla casa circondariale di Terni dove è detenuto al “41 bis”, ha ribadito «di non averli ancora ricevuti. Mai arrivati». Una fase di impasse che ha convinto il presidente della Corte d’Assise d’Appello di Reggio, Bruno Muscolo, ad attendere la relazione del Dap per poi valutare se riaprire i termini per la presentazione dei motivi aggiunti di appello.

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