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Scomparsi per lupara bianca a Cariati, le rivelazioni di Nicola Acri

Il boss pentito di Rossano parla della uccisione di due cognati di Cariati: Damiano Mezzorotolo e Annibale Alterino

I segreti di “occhi di ghiaccio”. Nicola Acri ha mantenuto stabili rapporti criminali con i “compari” di ‘ndrangheta di Cirò Marina, con gli Abbruzzese di Cassano, con i Megna di Crotone e gli Arena di Isola Capo Rizzuto. E le confessioni che sta rendendo ai pm antimafia di Catanzaro confermano quanto i “ cirotani” avessero influenza sulle questioni criminali dell’area settentrionale ionica della Calabria.

Acri, peraltro, ha svelato d’aver trascorso alcuni periodi della lunga latitanza prima in agriturismo posto tra Rossano e Paludi, poi in un villaggio turistico del Crotonese e, successivamente, insieme a Cataldo Marincola, in appartamenti sfitti a Camigliatello Silano. Il padrino pentito riferisce di molti fatti di sangue e offre una preziosa chiave di lettura d’un caso rimasto insoluto. Approfondiamo.

Il ventinovenne Damiano Mezzorotolo, venne ingoiato dal nulla la mattina di venerdì 22 settembre 2005, quando a bordo di una Bmw si allontanò dalla propria abitazione assieme al cognato trentacinquenne Annibale Alterino. Due giorni dopo, preoccupati per l'assenza e il silenzio del congiunto, che tra l'altro era sorvegliato speciale sottoposto all'obbligo di dimora nel comune di residenza, i famigliari ne denunciarono la scomparsa.

L’anno successivo, nell'ambito dell'inchiesta "Corinan" firmata dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro ed eseguita dai carabinieri di Rossano e Corigliano, i magistrati inquirenti lo indicarono il “capo” di un’organizzazione che controllava il traffico di stupefacenti tra Cariati e Mirto. Mezzorotolo era l’apice di una organizzatissima struttura piramidale che acquistava cocaina e hashish da fornitori all’ingrosso cirotani e napoletani, distribuendo poi lo stupefacente agli spacciatori attivi nell’area compresa tra Cariati, Calopezzati e Mirto Crosia. Tutto passava dal ventinovenne poi ingoiato dalla lupara bianca. I corpi del narcotrafficante e del cognato non sono mai stati ritrovati, così come l’auto su cui salirono prima di sparire.

Il boss pentito di Rossano, Nicola Acri, offre conferma con le sue confessioni dell’avvenuta uccisione dei due e indica come mandante del duplice omicidio il boss cirotano Vincenzo Pirillo. Ecco cosa riferisce il “dichiarante” al pm antimafia Domenico Guarascio e ai carabinieri del Ros, il 7 giugno scorso nel carcere di Rebibbia: «Pirillo mi disse che Giuseppe Spagnolo aveva dato credito e fatto crescere criminalmente Damiano Mezzorotolo. MI disse cher quest’ultimo, a Cariati, voleva addirittura uccidere e spodestare Giorgio Greco e per evitarlo, lui aveva dovuto far sparire Mezzorotolo e il cognato».

Dopo 16 anni, dunque, si conoscono i retroscena della doppia sparizione. Il presunto mandante del crimine indicato da Acri è tuttavia passato a miglior vita. Vincenzo Pirillo, infatti, è stato ucciso il cinque agosto del 2007 a Cirò Marina. Aveva 50 anni. La sua eliminazione fu decisa. a parere della procura antimafia diretta da Nicola Gratteri, nel quadro di un regolamento interno alla cosca Farao- Marincola. Dopo di lui venne pure assassinato il nipote, Cataldo Aloisio, che intendeva vendicarne la morte. L’uomo è stato ammazzato in provincia di Milano - come svela ancora Nicola Acri - per ordine di Silvio Farao e Cataldo Marincola e la partecipazione di Vincenzo Rispoli, “reggente” della cosca di ‘ndrangheta di Legnano.

 

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