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Crotone, il sistema Don Scordio: dal convento delle suore alla nave sul Garda

Le rivelazioni del collaboratore di giustizia Domenico Mercurio

Don Edoardo Scordio

L’appalto del servizio mensa al Centro d’accoglienza per migranti di Sant’Anna è servito a rimpinguare le casse delle cosche Arena e Nicoscia di Isola Capo Rizzuto. Lo ha raccontato il collaboratore di giustizia, Domenico Mercurio, al sostituto procuratore della Dda di Catanzaro, Domenico Guarascio, al quale ha illustrato in un verbale reso il 14 maggio scorso, il modus operandi utilizzato dai clan isolitani per “fare la cresta” sui soldi che giravano attorno alla gestione del “Cara” da parte della Misercordia. Una ricostruzione dei fatti che ribadisce l’ipotesi accusatoria sulla quale si fonda l’inchiesta "Jonny", che nel 2017 recise i tentacoli che le ‘ndrine avevano allungato sul Centro per profughi. Oggi le dichiarazioni del pentito, che ha iniziato a collaborare con i magistrati di Venezia ad agosto 2020 in seguito al suo coinvolgimento nel blitz “Isola scaligera” con l'addebito di falsa fatturazione, sono entrate a far parte del processo d’appello di rito ordinario scaturito dall’operazione che vede alla sbarra 20 imputati compreso don Edoardo Scordio, l’ex parroco di Isola condannato dal Tribunale di Crotone a 14 anni e 6 mesi.

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