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La Regione Calabria e il "flop" organizzativo dei dirigenti: la Cisal all'attacco

Uno dei fallimenti di qualsiasi datore di lavoro, ed in particolare di una Pubblica Amministrazione, è l’incapacità di sfruttare al meglio le sue risorse umane. È il caso della Regione Calabria e dei suoi dirigenti. I numeri sono impietosi e per certi versi frustanti. Nonostante l’Ente possa contare su un totale di 101 dirigenti (98 a tempo indeterminato - a loro volta 5 in comando e uno in aspettativa - e 3 a tempo determinato), in Cittadella si assiste ormai da tantissimo tempo ad uno strano fenomeno: gli incarichi sono “vacanti”, in “reggenza” o ad “interim”. Un flop organizzativo - denuncia il sindacato CSA-Cisal - testimoniato dai numeri che la stessa Giunta regionale ha certificato in una recente delibera, la n. 141 del 15 aprile 2021.

OLTRE LA META’ DEI SETTORI REGIONALI E’ SENZA IL DIRIGENTE TITOLARE

Ebbene, stando alla ricognizione inserita nel provvedimento dell’esecutivo regionale, ci sono 13 settori “vacanti”, 7 settori assegnati ad “interim”, 28 settori in “reggenza”. A questi devono aggiungersene altri 17 che sono stati oggetto di un precedente interpello, ma tuttora senza un vero titolare. Recentemente, in data 3 maggio, è stato assegnato ad “interim” il settore “Ricettività Alberghiera ed extra alberghiera, sistema termale-funzioni territoriali” del dipartimento “Lavoro, sviluppo economico, attività produttive, turismo”. Il risultato totale non cambia ben 65 settori della Regione Calabria non hanno un dirigente titolare. In totale i settori dei vari dipartimenti, a seguito della più recente riorganizzazione della struttura della macchina amministrativa regionale, sono 113. Dunque, ben oltre la metà non hanno un dirigente nella pienezza delle sue funzioni. Comprendiamo l’atipicità di trovarsi in regime di prorogatio - aggiunge il sindacato CSA-Cisal -, che si è prolungato parecchi mesi, ma di certo i calabresi attendono risposte e la macchina burocratica non può rimanere ingessata così a lungo. I numeri parlano chiarissimo. È come se più della metà della macchina burocratica si ritrovasse in una sorta di purgatorio.

I CASI CLAMOROSI NEI DIPARTIMENTI AGRICOLTURA, LAVORO, SANITA’ E LAVORI PUBBLICI

La condizione di incertezza ammanta molti dipartimenti, alcuni dei quali fondamentali per la Regione. Visti i precedenti non dubitavano che il dipartimento “Tutela della Salute e servizi sociali e socio sanitari”, da anni disastrato a livello organizzativo, fosse fra quelli più critici. E in effetti, laddove passa oltre il 60% del bilancio regionale, non solo ci ritroviamo con un dg reggente (dopo l’addio senza particolari lodi del manager esterno Francesco Bevere) ma con tre settori vuoti (fra cui quello del bilancio del SSR), un interim e tre reggenze su un totale di quattordici settori. La “precarietà” in pratica colpisce metà dipartimento e, per di più, nei prossimi giorni si preannunciano ulteriori cambiamenti in settori nevralgici. Ma alla Sanità quasi quasi ce lo aspettavamo, di meno invece al dipartimento “Agricoltura e risorse agroalimentari”. Qui, oltre al direttore generale reggente, su dieci settori (inclusa una UOA) ne ritroviamo tre vuoti, due assegnati ad interim e tre in reggenza. Va anche peggio, se possibile, al dipartimento “Lavoro, Sviluppo economico, Attività produttive e Turismo”: dg reggente e su dieci settori tre sono vuoti e sette in reggenza. En plein! Preoccupante anche l’andazzo al dipartimento “Infrastrutture, Lavori pubblici e Mobilità”, oltre al dg reggente su nove settori solo tre hanno il dirigente titolare con il resto suddiviso in due settori vuoti, due reggenze e due interim. Disarmanti anche le condizioni del dipartimento “Tutela dell’Ambiente” dove (sempre dg reggente) su nove settori c’è solo un dirigente titolare con quattro che sono vuoti e altrettanti in reggenza, così come quelle del dipartimento “Istruzione e cultura” (anche qui dg reggente), che su cinque settori ha solo un dirigente titolare con tre reggenze e uno assegnato ad interim. Menzione speciale per l’Audit che non solo ha il dg reggente ma entrambi i settori vacanti e per la Protezione civile (da poco trasformata in dipartimento) che con dg reggente su un totale di quattro settori si presenta con due vuoti, un interim e una reggenza.

LA PATOLOGIA: LO STESSO DIRIGENTE IMPIEGATO IN DUE SETTORI, ALCUNI ANCHE DI DIPARTIMENTI DIVERSI

Fin qui la situazione di dipartimenti e settori. È evidente - aggiunge il sindacato CSA-Cisal - che questa anomala contingenza amministrativa provochi ulteriori distorsioni. E veniamo ai casi di dirigenti impiegati in più settori. Attualmente ci sono ben dodici dirigenti che occupano, o perché titolari o perché in reggenza o ancora ad interim, più di un settore. Di questi, dieci “almeno” all’interno dello stesso dipartimento mentre altri due sono “costretti” a guidare settori in dipartimenti diversi. In un caso, c’è chi ha la reggenza di un settore del dipartimento “Istruzione e cultura” e contemporaneamente ha l’interim di un’UOA del “Segretariato”, mentre l’altro dirigente si ritrova l’interim di un settore del dipartimento “Agricoltura” e contemporaneamente la reggenza di un settore del dipartimento “Ambiente”. Segnali incontrovertibili di come la mancata attenzione al problema della corretta gestione organizzativa della classe dirigenziale regionale stia diventando una patologia.

LA GIUNTA SI ASSUMA LA RESPONSABILITA’ DI INVERTIRE LA TENDENZA 

Questi paradossi descrivono il marasma nella gestione dei dirigenti regionali da parte dell’Amministrazione. Peraltro, recentemente è stato indetto un avviso per individuare otto dirigenti di settore, seppure non rientranti fra quelli “prioritari” indicati nella delibera 141 di cui si diceva poc’anzi. I dati presentati sono impietosi. Pur potendo comprendere tutte le difficoltà del caso, francamente non si capisce - incalza il sindacato CSA-Cisal - come sia possibile non utilizzare al meglio i dirigenti regionali. Appunto è una questione di numeri: se ci sono 101 dirigenti perché ben 65 settori rimangono senza un titolare? Sarà pur fisiologico un certo numero di reggenze e incarichi ad interim ma la situazione in Regione è decisamente sfuggita di mano. E a pagare dazio sono appunto tutti quei dirigenti che potrebbero essere coinvolti direttamente con incarichi per aiutare l’Amministrazione occupandosi di settori vacanti da troppo tempo. In sostanza, dovrebbero avere la possibilità di dare il proprio contributo all’interno dell’Ente pubblico in nome dell’interesse collettivo calabrese. E invece tutto ciò è impedito dalla protratta inerzia. Pretendiamo rispetto per i dirigenti regionali - conclude il sindacato CSA-Cisal - che devono essere messi nelle condizioni di operare al meglio e non in questa condizione di perenne incertezza. La Giunta si assuma la responsabilità di prendere tutti i provvedimenti necessari affinché queste storture nell’apparato burocratico non proseguano oltre a danno dell’Ente. La prorogatio non può voler dire mancanza di risposte ai cittadini.

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