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Il pm Musolino: la 'ndrangheta senza i rapporti istituzionali non sarebbe così pericolosa

Requisitoria processo Gotha, potere ambiguo condizionato Reggio

«Senza i rapporti istituzionali coltivati nel tempo e modificati volta per volta, la 'ndrangheta non sarebbe stata la pericolosissima organizzazione che conosciamo». A dirlo il pm della Dda di Reggio Calabria Stefano Musolino nella requisitoria del processo "Gotha" contro la componente riservata della 'ndrangheta. «È stato un processo complicato per la quantità straordinaria, forse eccessiva, di materiale probatorio col quale confrontarsi» ha proseguito il pm che, dopo aver preannunciato alcune richieste di assoluzioni a causa di recenti sentenze della Cassazione sull'utilizzo delle intercettazioni ("perché sono cambiate le regole del gioco"), ha letto alcune frasi del romanzo «A ciascuno il suo» scritto dallo scrittore e giornalista siciliano Leonardo Sciascia.

Frasi che rapportate con quanto emerso nel processo si adattano perfettamente al sistema criminale che, secondo la Procura, ha condizionato Reggio. Nella requisitoria, Musolino si è soffermato sulla figura di Paolo Romeo, l’ex parlamentare del Psdi principale imputato del processo, e sul suo rapporto con l’avvocato Antonio Marra.

«Abbiamo avuto la sensazione - ha detto il pm - di ricostruire la storia. Qui abbiamo un problema di spiegare anche alla città perché quest’ufficio di Procura arriva soltanto oggi, nel 2021, a chiedere condanne in relazione a fatti che sono incistati nella storia di Regio Calabria. Quello che emergerà a tutto tondo, a prescindere dal risultato processuale, è il filo rosso che lega la narrazione di un sistema di potere ambiguo, trasversale che ha oggettivamente condizionato le sorti della città, della provincia e non solo».

Un «sistema» che, stando ai collaboratori di giustizia sentiti durante il processo, è caratterizzata da «promiscuità tra 'ndrangheta e ambienti istituzionali - ha sottolineato il pm -. Questa non è una novità assoluta. Un sistema che i servizi segreti garantivano». «Probabilmente - sono state ancora le parole del magistrato - ne viene fuori un quadro rispetto al quale io, che in questo momento rappresento lo Stato, provo una sensazione di autentica compassione nei confronti dei miei concittadini. Perché quello che emerge è che ci sono sistemi criminali drammaticamente potenti e che hanno attraversato trasversalmente la classe dirigente cittadina. Sistemi criminali in cui parti che non si devono parlare si sono trovate a un certo punto tutte da uno stesso lato. Solo avendo presente il passato siamo capaci di leggere cosa succede dopo. Siamo capaci di capire la pavidità di una popolazione che fa fatica a capire da che parte sta il bene e il male».

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