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Calabria arancione col dubbio dei dati trasmessi in ritardo

Covid, il monitoraggio conferma la zona di rischio ma Asp e Ao caricano da settimane solo una parte dei positivi dichiarati dalla Regione

Il virus è come un mostro senza forma che avanza, sprofonda, risale, sparisce e, poi, di nuovo torna. Il suo morso eccita le corde della paura. La sua spinta alimenta timori rovesciati come una macchia nera sulla linea del tempo che non sempre è quella conosciuta. Il filo che divide la speranza dalla disperazione, in queste ultime settimane, è diventato sempre più impercettibile a causa di una trasmissione dati in ritardo. Una pigrizia che ha generato, inevitabilmente, la sottostima della velocità di trasmissione. Anche ieri, all’esame della Cabina di regia sono arrivati 2.595 nuovi casi segnalati nella settimana tra il 19 e il 25 aprile che hanno generato un Rt medio puntuale di 0,75 all’interno di un intervallo di confidenza compreso tra 0,69 e 0,81. Numeri da zona gialla, se fossero veri.
Ombre sui numeri Da settimane i dati della Calabria sono un mistero. Tra positivi dichiarati e effettivamente trasmessi c’è una tara tra 500 e 700 casi settimanali. Numeri che finiscono in un vicolo cieco e non partecipano alla definizione del rischio. Un magheggio per evitare misure di mitigazione più rigide? No. Semplicemente incapacità di Asp e Aziende ospedaliere di caricare tutti i dati richiesti sulla piattaforma della Prociv. Per ogni nuovo caso settimanale vengono richiesti parametri come la data del prelievo, quella di notifica, quella di inizio sintomi, il tracciamento di tutti i contatti, le eventuali ospedalizzazioni con data di ricovero. Una lunga liturgia che, in regime di cronica carenza del personale, impedisce una trasmissione completa.

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