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Paola, i pm a caccia di prove sulla massoneria degli appalti

L’inchiesta della Procura attraversa le stanze dei Comuni di Belvedere, Scalea, Aieta e Guardia Piemontese

Il tribunale di Paola

Delibere, determine, ma anche sms, file contenuti nei pc, riscontri a ipotesi di reato da verificare. La Procura di Paola è al lavoro su tutto il materiale sequestrato, nelle scorse settimane, a 11 dei 18 indagati nell’inchiesta sul presunto condizionamento degli appalti sull’Alto Tirreno cosentino. Così, pensano anche le difese che sono in attesa di conoscere gli sviluppi di questa delicata indagine, mentre sono già alle prese con le strategie difensive soprattutto dopo la nuova perquisizione dello scorso 31 marzo. Quella mattina, infatti, i carabinieri coordinati dal capitano Andrea Massari, hanno sequestrato tutti i telefoni cellulari nella disponibilità di Maria Grazia Melega, Francesco Esposito; Vincenzo Cristofaro; Silvano Cairo; Giuseppe Marsico; Marco Liporace; Maria Petrone; Vincenzo Donato Rosa; Raffaele Grosso Ciponte; Giuseppe Caroprese; Gianfranco Amodeo. Gli indagati hanno consegnato i loro telefoni ai militari per consentire di eseguire una copia forense dei dati contenuti. I pm hanno ipotizzato l’esistenza di un “cartello” di professionisti – tra i quali pure amministratori e tecnici comunali – che avrebbero pilotato importanti appalti pubblici sia sull’Alto Tirreno (in particolare nei comuni di Belvedere, Aieta, Moliterno, Scalea, Guardia Piemontese) che in Basilicata. E ci sarebbe, inoltre, l’ombra della Massoneria deviata.

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