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Calabria: corruzione e falso. Indagati l’ex pm Luberto e il deputato Pd Aiello

Il magistrato trasferito a Potenza ha chiesto d’essere interrogato

Vincenzo Luberto

Un faccia a faccia. L’ex procuratore aggiunto antimafia di Catanzaro, Vincenzo Luberto, sarà interrogato oggi dai magistrati di Salerno che l’hanno indagato per corruzione, falso, favoreggiamento, rivelazione di segreti di ufficio e omissione insieme con l’ex parlamentare cosentino del Pd, Ferdinando Aiello. L’ascolteranno il procuratore aggiunto Luca Masini - che ha coordinato tutte le indagini che hanno investito negli ultimi due anni i magistrati in servizio nel distretto giudiziario catanzarese - e il pubblico ministero Silvio Guarriello.

Luberto, che è stato trasferito per ragioni disciplinari a Potenza come giudice civile, ha chiesto di essere sentito dopo la notifica di chiusura delle indagini preliminari disposta dai togati campani il 6 marzo scorso. A dire il vero l’inchiesta era già stata completata a dicembre ma gli inquirenti salernitani hanno dovuto ampliarla inserendo nel fascicolo aperto a carico del collega pure nuovi atti trasmessi tra il 17 e il 23 febbraio scorsi dalla procura di Catanzaro, diretta da Nicola Gratteri.
Ma quali sono le ipotesi di reato formalmente contestate all’ex procuratore aggiunto? L’aver asservito stabilmente la propria funzione all’ex parlamentare Aiello, «allo scopo di consentire a questi di eludere le indagini della Procura di Catanzaro e comunque per fornirgli notizie utili acquisite in ambito giudiziario». Vincenzo Luberto avrebbe ottenuto da Aiello il pagamento di soggiorni alberghieri nel gennaio del 2017 e del 2018 e nel luglio del 2017. I pm campani contestano i versamenti effettuati con carta di credito e in parte da conto corrente da parte dell’ex onorevole. L’ex procuratore, inoltre, non si sarebbe astenuto dalla conduzione di una indagine dalla quale «emergevano condotte di rilievo penale, e comunque idonee a determinare approfondimenti investigativi, commesse da Aiello». Il magistrato indagato avrebbe, in questo quadro, non proceduto «né alla iscrizione di notizie di reato a carico dell’Aiello, né ad approfondimenti investigativi a suo carico, così determinando in favore dell’Aiello gli indebiti vantaggi di non assumere il ruolo di indagato e di non essere destinatario di indagini». Vincenzo Luberto è pure sospettato di aver dato «illecite direttive di indagine ai carabinieri del Nucleo investigativo di Cosenza affinché negli atti da questi redatti non venissero riportati elementi indiziari che erano stati acquisiti nei confronti dell’Aiello». Non solo: secondo i magistrati inquirenti, l’ex procuratore non avrebbe «acquisito al fascicolo d’inchiesta elementi gravemente indiziari riguardanti Aiello» che in parte emergevano da un primo atto depositato dagli investigatori dell’Arma.

Poi c’è un altro passaggio nelle contestazioni in cui si tirano in ballo altri due esponenti politici. Eccolo: «Il Luberto, allo scopo di avvantaggiare l’Aiello, ometteva di iscrivere nel registro degli indagati e di proseguire le indagini anche nei confronti di Adamo Nicola e Bruno Bossio Vincenza a carico dei quali emergevano elementi di reato dai medesimi atti riguardanti l’Aiello». L’ex procuratore, sempre a parere dei togati campani, avrebbe continuato la sua «condotta omissiva e di favoreggiamento anche quando il fascicolo veniva coassegnato ad altri magistrati omettendo di informarli compiutamente delle notizie acquisite e non fornendo agli stessi gli atti dai quali le indicate circostanze potevano evincersi».
Infine c’è la parte di contestazioni riguardanti una presunta rivelazione di atti di ufficio. Luca Masini e Silvio Guarriello sostengono che Luberto nel corso di una telefonata intercettata dagli investigatori «informava l’Aiello che in un procedimento della Procura di Catanzaro era stato destinatario di intercettazioni Tignanelli Vito e che il fascicolo era stato trasmesso alla Procura di Salerno per competenza in quanto da tali intercettazioni emergevano elementi di reato a carico del procuratore di Castrovillari Eugenio Facciolla». Questo il quadro prospettato dalla pubblica accusa.
Vincenzo Luberto, che è difeso dall’avvocato Mario Papa del foro di Nola, ha sempre respinto ogni addebito. La richiesta di sottoporsi ad interrogatorio è chiaramente finalizzata a dimostrare la liceità dei propri comportamenti ed a fornire elementi a propria discolpa. Il magistrato di Cosenza ha firmato negli anni in cui è rimasto in servizio a Catanzaro numerose inchieste contro le cosche sia cosentine che crotonesi. Ferdinando Aiello, assistito dagli avvocati Marcello Manna e Vincenzo Belvedere si è sempre, a sua volta, protestato innocente.
I due indagati dovranno essere considerati innocenti sino al terzo grado di giudizio.

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