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Scuole chiuse, il Comitato Educhiamo Calabria si scaglia contro Spirlì

"Come possiamo intervenire per fermare questo scempio e insistere invece che si avvii un piano di vaccinazione efficace?"

"È arrivata anche per la Calabria l’ordinanza del Presidente facente funzioni Spirlì che prevede la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado per due settimane dal prossimo 8 marzo p.v. La decisione appare a tutti noi quantomeno “discutibile” in quanto i numeri dei contagi in Calabria, seppur in crescita, non sono tali da prevedere per la regione il passaggio dalla attuale zona gialla. Nell’ordinanza al momento sono fatte salve le attività didattiche per la fascia 0-6 che si potranno tenere in presenza anche se le indiscrezione di questa mattina lasciano presagire ad un’ulteriore stretta alla ordinanza con l'estensione delle misure anche alla fascia che più ci interessa". E' quanto scrivono in una nota i rappresentanti del Comitato Educhiamo Calabria

Se il motore della scuola dell’infanzia fosse solo educativo, potremmo anche assecondare la scelta – o i dettami – che la classe dirigente regionale impone. Tuttavia, si dimentica che soprattutto nella fascia 0-6 i servizi educativi permettono a intere categorie di continuare a svolgere la loro attività lavorativa: sono dei fondamentali servizi di conciliazione. Inoltre, l’efficacia della DAD o DID in questa fascia è fortemente limitata per aspetti evidenti e chiari ai più

E poco aiuta l’aver reso noto, da parte del Presidente facente funzioni Spirlì il fatto di essersi confrontati con gli omologhi delle altre regioni, perché in Emilia-Romagna, dallo stesso citata a mo’ di esempio nelle sue immancabili dirette social – i dati sono ben diversi e proprio non si capisce il perché una misura tanto restrittiva debba essere applicata anche alla Calabria. Perché nelle dirette non denuncia che il piano di vaccinazione è pressoché inesistente per il personale scolastico – si prevede un avvio il prossimo 10 marzo, che regna la totale confusione nella distribuzione dei vaccini e ultra 80enni già prenotati si vedono negare la loro prima dose con la spiegazione “sono terminati”?

Mentre scriviamo, notiamo come sui canali social si continui a discutere della necessità della misura, e della estensione della stessa: possibile che una scelta così importante possa essere influenzata dagli umori della popolazione e non sia invece dettata da evidenti e misurabili dati scientifici? Come possiamo intervenire per fermare questo scempio e insistere invece che si avvii un piano di vaccinazione efficace? Confidiamo che siano proprio i genitori ad attivarsi per un ricorso al TAR!"

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