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Calabria, beffa dietro l’angolo per gli Lsu. Sì alle stabilizzazioni ma a 18 ore

I Comuni con difficoltà finanziarie non riescono a farsi carico di contratti onerosi

Una delle proteste degli Lsu della Calabria

Non c’è pace per il bacino degli lavoratori socialmente utili. Quella che sembrava una svolta - con la tanto agognata stabilizzazione da realizzarsi entro il prossimo 31 marzo - rischia di trasformarsi in una beffa. Già, perché se da una parte molti degli storici precari stanno firmando contratti a tempo determinato, dall’altro le stabilizzazioni sono a 18 ore settimanali (ancora meno per le categorie più qualificanti), con un salario medio di circa 650 euro mensili. Il risultato è che paradossalmente un percettore di reddito di cittadinanza guadagna più di un lavoratore pubblico. Ma perché si è arrivati a una situazione simile? Il motivo va ricercato nella scarsa capacità finanziaria dei piccoli Comuni. Con finanze fragili, diventa impossibile farsi carico di contratti onerosi. Le stabilizzazioni, come tutte le assunzioni nei Comuni dissestati, strutturalmente deficitari ed in predissesto, devono essere autorizzate dalla Commissione per la stabilità finanziaria degli enti locali (Cosfel) del ministero dell’Interno, alla quale occorre trasmettere la programmazione del fabbisogno.

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