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False attestazioni a Vibo, più richiesti i “24 Cfu”

La sede dell’Accademia di Belle arti Fidia con sede a Stefanaconi finita nell'inchiesta Diacono

Un’offerta vasta, formativa ma solo sulla carta, facilmente accessibile e, soprattutto, a portata di... portafoglio. L’inchiesta “Diacono” di Procura e carabinieri di Vibo – che ha portato all’arresto di dieci persone (per associazione a delinquere, falso e corruzione), mentre altre tredici risultano indagate in stato di libertà e al sequestro di diciannove società – ha tracciato la mappa dei titoli, master, diplomi e certificazioni che sarebbero stati oggetto di una vera e propria mercificazione, attraverso un complesso sistema di società, tutte attive nel settore dell’istruzione e che sarebbero state create soltanto al fine di concedere, dietro pagamento, tutti i tipi di attestazione che attribuiscono punteggi aggiuntivi, utilissimi per i concorsi pubblici. Presunto sistema che poggerebbe le fondamenta su un «accordo occulto» che sarebbe stato a suo tempo stipulato tra l’Accademia di Belle arti Fidia con sede a Stefanaconi – fondata e diretta da Michele Licata e dai figli – e l’associazione definita dagli inquirenti «il fulcro» degli interessi economici dell’ipotizzata associazione a delinquere e che sarebbe stata lo strumento attraverso il quale avrebbe condotto l’attività di procacciamento dei clienti, percependo una quota (20%) del ricavato della compravendita dei titoli. Secondo quanto emerso dall’indagine “Diacono” la concessione dei 24 Cfu (Crediti formativi universitari per la cui acquisizione le Università hanno istituito appositi corsi) – indispensabili per la partecipazione ai concorsi di candidati in possesso di laurea magistrale, ma privi di abilitazione – sarebbe stata, più delle altre, oggetto di un mercimonio, costituendo per gli istituti un «vero e proprio indotto economico».

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