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Bancarotta fraudolenta, arrestato l'ex presidente del Rende Franco Chiappetta

Ai domiciliari anche l'altro imprenditore Maurizio Chiappetta

L'ex presidente del Rende Franco Ippolito Chiappetta

Bancarotta fraudolenta: è questa l'accusa contestata dai magistrati inquirenti di Cosenza agli imprenditori Franco Ippolito Chiappetta e Maurizio Chiappetta, entrambi di Rende. I due sono stati assegnati agli arresti domiciliari per ordine della procura diretta da Mario Spagnuolo. Franco Ippolito Chiappetta è un personaggio molto noto per aver esercitato negli anni scorsi il ruolo di presidente del Rende calcio, quando la compagine sportiva militata nel campionato di serie C. Gli approfondimenti condotti dai finanzieri del colonnello Danilo Nastasi, hanno evidenziato come gli indagati, nel tempo ed in concorso tra loro, abbiano posto in essere gravi e reiterate condotte di bancarotta fraudolenta distrattiva, con grave danno per i terzi creditori, tra cui l’Erario, nei cui confronti l'azienda fallita di cui erano titolari aveva accumulato un debito per imposte non versate pari ad oltre 2.200.000 euro. Le condotte illecite sarebbero state perpetrate attraverso contratti di cessione o locazione di beni e rami d’azienda, senza corrispettivo, stipulati con diverse imprese intestate a parenti diretti degli arrestati (madre, fratello e sorella) – di cui una recante denominazione quasi identica a quella della fallita e di fatto sempre gestita da loro – consentendo la distrazione e la dissipazione del compendio aziendale, per un valore complessivo di circa 7.000.000 di euro. Un compendio aziendale già sottoposto a sequestro in una precedente indagine. Il complesso degli elementi investigativi raccolti ha consentito di ricondurre agli indagati posti agli arresti domiciliari, l’amministrazione di fatto della società fallita, sebbene la stessa risultasse formalmente amministrata da un terzo soggetto, anch’egli indagato. Con il provvedimento emesso dal Gip di Cosenza si contesta pure l'ipotesi di reato di truffa aggravata e malversazione ai danni dello Stato in quanto, attraverso l’emissione di fatture per operazioni inesistenti, gli indagati avrebbero incamerato 745.000,00 euro di finanziamenti europei erogati dalla Regione Calabria (somme oggi attinte da sequestro preventivo), da utilizzarsi per l’ammodernamento di un’azienda agricola ed invece trasferiti sul conto corrente di una nuova società, sempre a loro riconducibile, che aveva nel frattempo sostituito quella dichiarata fallita nell’esercizio dell’attività d’impresa.

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