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Coronavirus Calabria, quattro sindacalisti chiedono l'accesso agli atti

Il documento ha come oggetto la premialità Covid per gli operatori sanitari

I medici che si stanno prodigando nella battaglia contro il coronavirus

Quattro organizzazioni sindacali mediche, attraverso lo studio legale Siclari di Reggio Calabria, hanno richiesto di «accedere agli atti relativi alla seduta del 6 luglio ultimo scorso riguardanti la sottoscrizione di un documento avente come oggetto la premialità Covid per gli operatori sanitari, nonché anche alle convocazioni ed ai verbali relativi alla riunione resa pubblica a mezzo stampa dalle organizzazioni sindacali della Triplice Fp ed infine alle motivazioni sottese all’omessa convocazione delle odierne firmatarie. Già, perché quell'accordo che volutamente non abbiamo sottoscritto a luglio non appare aderente al dettato dell’art. 1 del DL 18/2020 e pertanto, se portato a termine, sarà sottoposto al vaglio delle autorità competenti». È quanto si legge in una nota firmata da Domenico Minniti (Aaroi Emac), Filippo Maria Larussa (Anaao Assomed), Giorgio Ferrara (Cimo), Giuseppe Pirillo (Fesmed).

« Cambiano gli uomini, ma la sostanza, alle nostre latitudini resta - secondo i quattro sindacalisti - fondamentalmente immutata. Chiuso infatti un capitolo, amaro, della sanità calabrese, sotto i riflettori impietosi di “Non è l’arena” di Massimo Giletti con il Commissario ad acta dimissionario che riconosce urbe et orbi, quale suo colpevole errore strategico, l’aver audìto solo negli ultimi tempi, le organizzazioni sindacali dei dirigenti medici, veterinari e sanitari, se ne apre adesso uno nuovo. Ma le Organizzazione Sindacali di categoria, tuttavia, sono ancora in attesa di incontrare il neo Commissario ad acta, in particolare su temi delicati e cogenti quali, ad esempio, il fabbisogno di personale. E se le relazioni con la Struttura Commissariale sono lente ad accendersi, con il Dipartimento Tutela della Salute il buio è totale e non scevro da sgarbi istituzionali. Il Dirigente si è infatti insediato a giugno, e per tutto un semestre si è ben guardato dal confrontarsi con i sindacati. O, meglio, con quelli di categoria. Perché con quelli della Funzione Pubblica, almeno a leggere sui media, gli incontri ci sarebbero stati. Con buona pace delle relazioni sindacali e dello Statuto dei lavoratori. E, nonostante nel corso della sua audizione di novembre alla Camera, il dottor Bevere avesse parlato (cit.) di realizzare una vera e propria riforma strutturale del Ssr da elaborare “dopo aver svolto un approfondito confronto con tutte le Organizzazioni Sindacali coinvolte…” noi siamo ancora in attesa di quell’incontro. Dunque, se questa è la velocità d’azione del Dipartimento e del suo Dirigente generale, non osiamo immaginare quali potranno essere i tempi d’intervento per la soluzione delle innumerevoli criticità che insistono sulla nostra sanità.
In verità, come Intersindacale della Dirigenza area sanità, rispettando le tempistiche dettate dal contratto nazionale, già il 20 febbraio di quest’anno avevamo chiesto l’avvio del Confronto Regionale ex art. 6 del Ccnl. Poi, l’epidemia, ha catalizzato in noi interessi prioritari, rivolti alla tutela della salute dei nostri concittadini. Quindi, responsabilmente, avevamo allentato la presa.
Ma a settembre - concludono i quattro sindacalisti - abbiamo richiamato Struttura Commissariale e Dipartimento al rispetto delle relazioni sindacali, invitandole a convocare “tutte le Organizzazioni Sindacali portatrici di interesse, incluse quelle rappresentative della Dirigenza Medica, Veterinaria e Sanitaria”. Evidentemente invano».

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