Una tragica... opportunità. La pandemia da Covid-19 non ha solo prodotto conseguenze sulla salute ma pure sull’economia degli italiani. Il coronavirus oltre a seminare morte e contagi, ha determinato un generale impoverimento, favorendo l’ingresso nel mercato della cosiddetta finanza illegale. E non può essere un caso che il procuratore distrettuale di Catanzaro, Nicola Gratteri, l’abbia segnalato già in ottobre lasciando molti osservatori increduli. E dopo Gratteri lo stesso allarme l’ha lanciato il procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero de Raho. La questione è dunque più che seria. Il Cerved stima quello della ristorazione come uno dei settori più colpiti con circa 15mila ristoranti, il 150% in più di prima, che rischiano infiltrazioni criminali a causa di una situazione di fragilità finanziaria. L’Agenzia milanese di analisi e ricerca, indica in 9mila i ristoranti resi vulnerabili dalle restrizioni legate all’emergenza sanitaria, che si aggiungono ai circa 6.000 già presenti e in crisi prima dell’offensiva del virus. In cifra assoluta, secondo i numeri di Cerved, i ristoranti oggi a rischio si trovano soprattutto nel Lazio (2.116), in Lombardia (1.370) e in Campania (1.098), mentre in percentuale le regioni più colpite sono Calabria (40%) e Sicilia (38%), dove maggiori appaiono le infiltrazioni di ‘ndrangheta e cosa nostra. Spiega lo scrittore italo-canadese Antonio Nicaso, professore di Storia delle criminalità nelle università americane: «Siamo di fronte a una sorta di doping economico e gli ‘ndranghetisti, forti della loro disponibilità di denaro, hanno elaborato mille strategie per riciclare ricchezze e infiltrarsi nella economia legale». Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud