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Caccia, Lipu: la Regione non rispetta le regole anticontagio

L'associazione chiede che si intervenga al più presto bandendo la caccia dalla nostra regione sino a fine pandemia

La Regione Calabria ha autorizzato i cacciatori a spostarsi al di fuori del comune di residenza

«Siamo al paradosso, un comportamento gravissimo, che va a discapito della salute di tutti i cittadini calabresi e divide la popolazione in eletti e subalterni. Infatti, mentre la maggior parte delle persone comuni è impegnata a misurarsi tra mille difficoltà, con le limitazioni imposte dai vari decreti di contrasto alla diffusione del Covid-19, la giunta regionale con ordinanza n.94 del 07 dicembre 2020 “al fine di prevenire e gestire l’emergenza epidemiologica”, approfittando del comprensibile basso livello di attenzione dell’opinione pubblica, ritiene necessario consentire lo svolgimento dell’attività venatoria anche al di fuori del proprio comune di residenza, in quanto stato di necessità, per conseguire l’equilibrio faunistico-venatorio, limitare i danni alle colture, nonché il potenziale pericolo per l’incolumità pubblica. I cacciatori possono dunque, a differenza di altri cittadini calabresi, uscire sul territorio in totale disprezzo ai provvedimenti restrittivi assunti dal Governo. L’attività del singolo cacciatore, si legge ancora nel decreto, è limitata alla sua “residenza venatoria”, ovvero agli Atc (Ambiti territoriali di caccia) che, per chi non lo sapesse, sono aree vastissime comprendenti diverse decine di comuni». È quanto si legge in una nota della sezione calabrese della Lipu, la Lega italiana protezione uccelli, sezione di Rende.

Gli ambientalisti reputano «infondate le motivazioni elencate nell'ordinanza, difatti, la limitazione degli spostamenti è norma fondamentale per la riduzione della diffusione pandemica ed inoltre ricordiamo, che la caccia è un’attività ludico ricreativa che si svolge per concessione dello stato, non un diritto da reclamare in base ad uno status acquisito per concessione divina, attività tra l’altro, non finalizzata di certo al controllo faunistico per motivi sanitari (regolamentato dall'art. 19 legge 157/1992 ), e come se non bastasse, in Calabria viene svolta senza l’approvazione di un valido Piano Faunistico Venatorio, importante strumento per la salvaguardia della fauna selvatica omeoterma, patrimonio indisponibile dello stato. Questa misura - conclude la Lipu - determina l'illegittimo abbassamento del livello di tutela dell'ambiente e della fauna selvatica previsto dalla normativa nazionale e sovranazionale e persegue il solo ed unico obiettivo di accontentare una sparuta minoranza di cittadini, i cacciatori. Un atteggiamento che va davvero condannato, in un momento in cui dovremmo tutti sostenere le iniziative di sicurezza del Governo e operare solo e unitamente per il bene comune. Alla Regione Calabria chiediamo il rispetto dei Dpcm, dei cittadini e della comunità scientifica, e a nome dei 2 milioni di calabresi, sollecitiamo ancora una volta, che si intervenga al più presto bandendo la caccia dalla nostra regione sino a fine pandemia».

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