«Quando si dice che al peggio non c’è mai fine, basta pensare alla Calabria: in piena emergenza pandemica, con il Governo centrale che mantiene la regione in “zona arancione” a causa di una situazione sanitaria disastrosa e con la stessa Giunta ormai agli sgoccioli che dichiara alcuni comuni in zona rossa per l’alto numero dei casi positivi accertati, qual è la preoccupazione dei politici, dal Pollino alle rive dello Stretto? Riaprire la caccia! Con un’ordinanza a firma del presidente facente funzioni Spirlì, in contrasto con il Dpcm del 3 dicembre che vieta gli spostamenti da un comune all'altro dei cittadini delle regioni “arancioni”, se non per comprovati motivi di lavoro, di salute o per necessità da autocertificare, ai cacciatori verrebbe invece permesso di cacciare, e quindi di spostarsi, all'interno della loro “residenza venatoria”, corrispondente, per chi non lo sapesse, al territorio coincidente con gli Ambiti territoriali di caccia (Atc), vale a dire nei comuni di mezza provincia!». È quanto affermano le organizzazioni aggregate del Wwf Calabria.
«Del tutto strumentale e inconsistente - secondo il Wwf - appare la giustificazione del provvedimento che di fatto decreta una chiara e inaccettabile discriminazione tra i cittadini, vale a dire “lo stato di necessità per conseguire l’equilibrio faunistico-venatorio, limitare i danni e il potenziale pericolo per l’incolumità pubblica”. Non ci risulta che per essere “equilibrati” le beccacce, i tordi o le allodole, abbiano bisogno di essere presi a fucilate, né riteniamo che una braccata al cinghiale con decine di armati non rappresenti un potenziale pericolo per l’incolumità. Non è chiaro neanche come questo tipo di attività venatoria, che presuppone l’assembramento dei partecipanti alla battuta, possa essere svolta “in forma individuale e nel rispetto del distanziamento sociale”, per come, in maniera a dir poco contraddittoria, prevede l’ordinanza, con il rischio pertanto di una diffusione del virus. Senza dimenticare il grave problema del bracconaggio favorito dalla pressoché totale mancanza di controllo nel settore venatorio, anche a causa dell’assenza di una convenzione per l’attribuzione di funzioni di vigilanza ai corpi di polizia provinciale e dell’impiego delle Forze dell’Ordine in altri compiti legati all'emergenza pandemica». Il Wwf chiede alla Regione Calabria che« le norme per il contenimento del virus siano rispettate dal tutti, senza favoritismi di sorta legati ad interessi che nulla hanno a che vedere con la tutela della salute dei Calabresi».
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