Gino Strada ed il suo staff hanno deciso di mettere a disposizione della Calabria per l’assistenza ai malati di Covid «Emergency», l’associazione umanitaria che lo stesso Strada fondò nel 1994 insieme alla moglie, Teresa Sarti, scomparsa nel 2009. Un impegno che si è concretizzato con l’allestimento di un ospedale da campo a Crotone realizzato proprio a fianco del «San Giovanni di Dio», l’ospedale cittadino con il quale la struttura di Emergency interagirà e collaborerà per offrire ai malati di Covid un’assistenza altamente qualificata.
L'ospedale di Crotone
L’ospedale da campo di Crotone è composto da due tende capaci di ospitare, complessivamente, venti posti letto ed è fornito di tutte le attrezzature necessarie per offrire un servizio sanitario di qualità. Strada nel pomeriggio ha anche tenuto una conferenza stampa in cui, oltre a sottolineare l’impegno di Emergency per la Calabria nella lotta contro il Covid, ha criticato pesantemente la sanità privata, colpevole, a suo dire, di pensare soltanto ai propri guadagni. «In Calabria - ha detto Strada - serve una rivoluzione. Quello di questa regione non è un problema che si risolve in un momento. Ci stiamo focalizzando sul Covid: dobbiamo porre fine alla pandemia, ma poi si dovrà avviare una rivoluzione della sanità pubblica calabrese che è un discorso che non coinvolge noi, i medici e gli infermieri, ma la politica, che ha responsabilità decennali».
L’affondo si è fatto ancora più pesante quando Strada ha affermato: «Io non abolirei la sanità privata ma dico che la sanità privata deve svolgere il proprio ruolo con i propri soldi e non con quelli della sanità pubblica. Il legame è da spezzare. Questo è un discorso che vale in Calabria ed a livello nazionale. La pandemia ha messo a nudo il re, si è scoperta la fragilità estrema del sistema sanitario italiano che è andato a impoverendosi per l’ingresso massivo del business dei privati: la medicina è diventata come un supermercato. Quanto è accaduto ha suscitato in molti la consapevolezza che è indispensabile tornare alla sanità pubblica. Il bilancio della sanità deve essere della sanità pubblica, il ministro deve essere il ministro della sanità pubblica e non della salute. Il primo passo è fare una netta separazione tra sanità pubblica e il resto. Se si rompe quel legame ci si accorgerà che diminuiranno sensibilmente gli investimenti di chi vuole fare soldi, anche attraverso intrallazzi con la politica e la malavita».
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