Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Cosenza, falsi esami all'Università: venti condanne

Dopo cinque anni di dibattimento ieri la sentenza: la pena più alta (3 anni e 9 mesi) inflitta ad una tutor di Lettere e Filosofia. Tra gli assolti la responsabile della segreteria di Facoltà.

L’Unical accoglie più di trentamila persone tra studenti, docenti e personale amministrativo

Sessanta imputati e uno scandalo che scosse l’ateneo di Arcavacata dalle fondamenta. Lo scandalo degli esami “truccati” ottenuti cioè fittiziamente grazie all'accesso abusivo al sistema informatico dell’Università della Calabria. La prova non si svolgeva al cospetto delle regolari commissioni della Facoltà di Lettere e Filosofia ma davanti a un computer attraverso il quale “manine” fatate inserivano i nominativi dei “virtualmente” promossi. È andata avanti così per un bel pezzo fino a quando i responsabili della facoltà e il rettore non si sono accorti del “trucchetto” segnalando tutto alla magistratura. Ne è nata nel lontano 2011 una inchiesta approdata ieri, finalmente, al traguardo della sentenza di primo grado. Il dibattimento è durato cinque anni ed ha fatto registrare anche una serie di colpi di scena. S’è scoperto, per esempio, che alcuni statini che la pubblica accusa riteneva inesistenti o falsi sono stati ritrovati e prodotti in aula e la circostanza ha inevitabilmente condotto all’assoluzione degli imputati. Il Tribunale, presieduto da Urania Granata, ha inflitto una ventina di condanne ad altrettanti ex studenti, sollecitate dal pm Antonio Tridico con pene fino ad un anno e cinque mesi di reclusione. Tra questi Francesco Crudo (1 anno e 5 mesi) e Giuseppe Mascaro (1 anno e 4 mesi) tutti gli altri nomi si conosceranno stamane con il deposito del dispositivo che sarà notificato via Pec ai legali. La condanna più alta, tre anni e nove mesi, è stata però comminata a una tutor universitaria, Angela Magarò, ritenuta dai magistrati inquirenti pienamente coinvolta nello scandalo. È stata invece assolta Paola Volpe, dipendente della segreteria di facoltà che inseriva i dati nel sistema informatico generale. La donna, assistita dagli avvocati Stefania e Antonio Ingrosso, è risultata estranea alle ipotesi contestate dalla Procura. E con lei ha ottenuto l’assoluzione un’altra tutor, Valeria De Bonis, assistita dall’avvocato Gino Perrotta. Ma è uscita a testa alta dal processo pure Lina Fortunata Candido, capo della segreteria della facoltà di Lettere e Filosofia, per la quale era stata invocata la condanna a quattro anni e quattro mesi. La Candido è riuscita a dimostrare grazie al lavoro svolto dai suoi avvocati, Giorgia Medaglia e Luca Acciardi, di essere stata addirittura vittima del raggiro posto in essere in danno dell’Unical.

 Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Calabria

Caricamento commenti

Commenta la notizia