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Reggio spegne la movida, città deserta nel primo weekend di coprifuoco

Corso Garibaldi deserto

«Sì, sì, stiamo tornando a casa». È deserto corso Garibaldi, cuore della movida invernale a Reggio, quando due ragazzi rispondono alla pattuglia che si avvicina: mascherina sul viso, sono in ritardo di qualche minuto rispetto al coprifuoco scattato a mezzanotte. «Lo sappiamo, scusateci, non si ripeterà». C'è tolleranza da parte delle forze dell'ordine, ma grande attenzione: assembramenti vietati, tutti a casa fino alle 5 del mattino in base all'ordinanza del presidente facente funzioni della Regione, che aggiunge il divieto di uscita notturna alle altre restrizioni del governo Conte.

Scene già viste nel primo weekend di coprifuoco, servito anche per studiare eventuali provvedimenti comunali con la possibile di chiusura, già dalle 21, di strade e piazze eventualmente troppo frequentate. D'altronde - e lo ha ribadito anche il sindaco Falcomatà - i numeri parlano chiaro: più di trecento casi attivi soltanto in città non si erano contati neanche nel periodo più buio della scorsa primavera. Con un'aggravante: la già fragile economia locale non reggerebbe un altro lockdown. Ed è proprio in quest'ottica che, su Twitter, il sindaco lancia un messaggio chiaro già nelle prime ore di domenica: «L'esigenza di contenere la seconda ondata del Covid-19 inciderà ancora pesantemente sulla nostra economia, con effetti sociali devastanti. Il sistema dei ristori sarà fondamentale. Chi perde il lavoro, chi riduce il fatturato, deve essere risarcito, subito». La conferenza stampa di Conte, qualche ora dopo, una prima risposta l'ha data.

L'articolo completo sulla Gazzetta del Sud in edicola, edizione della Calabria

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