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Scott Rinascita, un pentito: "Gli indagati sapevano in anticipo del blitz"

Gaetano Antonio Cannatà

Sulla scena dei nuovi pentiti vibonesi compare anche Gaetano Antonio Cannatà, di 46 anni, alias Sapituttu, già coinvolto nell’operazione “Insomnia” su un giro d’usura. Arrestato nell’ambito del maxblitz Scotti Rinascita dello scorso 19 dicembre Cannatà proprio nel carcere di Tolmezzo avrebbe appreso novità relative all’operatività delle ’ndrine vibonesi confermando i rapporti di alcuni esponenti delle cosche con rappresentanti infedeli dello Stato, tant’è che lo scorso 16 giugno riferiva al sostituto procuratore della Dda Antonio De Bernardo circa la fuga di notizie.

In base a quanto dichiarato da Cannatà - riporta la Gazzetta del Sud in edicola -, in carcere Giuseppe Camillò (altro figlio del Mangano) e Daniele Lagrotteria – che erano detenuti a Tolmezzo con il collaboratore – gli avrebbero riferito che sapevano dell’inchiesta Scott Rinascita. Addirittura Camillò lo avrebbe saputo due mesi prima che scattasse l’operazione.

Con le sue dichiarazioni, inoltre, Cannatà rafforza la tesi di una guerra tra clan pronta a scoppiare nel Vibonese fermata però dall’operazione Scott Rinascita. A innescare la miccia e poi a cercare di dare fuoco alle polveri – rispolverando un vecchio progetto dell’ex boss pentito Andrea Mantella – sarebbero state le mire espansionistiche dei Ranisi tese a una «progressiva emancipazione dalla ’ndrangheta di Vibo dall’egemonia dei Mancuso».

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