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Dopo 34 anni riaperte le indagini sull'omicidio di un maresciallo a Brancaleone

Filippo Salsone

Il patto infame. Siglato dalla cosca cosentina guidata da Franco Pino con i “compari” del Reggino per eliminare un uomo scomodo. Un servitore dello Stato, il maresciallo Filippo Salsone, che s’era speso accanto ad un altro coraggioso rappresentante delle Istituzioni: il direttore del carcere di Cosenza, Sergio Cosmai.

Due uomini legati da un comune tragico destino: Cosmai venne assasssinato a Cosenza il 12 marzo del 1985 lungo il viale che oggi porta il suo nome da quattro killer legati alla cosca guidata da Franco Perna; Salsone, invece, cadde vittima di un agguato mafioso, l’anno dopo, nel 1986 in contrada Razzà di Brancaleone.

Aveva appena lasciato l’abitazione dei genitori cui s’era recato a far visita. Il sottufficiale venne massacrato a colpi di fucile calibro 12 e 16 caricati a lupara e finito con una pistolettata alla testa. Tre i sicari impegnati nell’azione delittuosa. Cosa lega i due delitti oltre al rapporto professionale intercorso tra le vittime? Dopo l’eliminazione di Cosmai, decisa dagli antichi rivali del clan Perna, il gruppo Pino, che rappresentava, appunto, la storica fazione concorrente, decise di pareggiare i conti facendo ammazzare il più fidato collaboratore del direttore del carcere.

Serviva per dimostrare agli ex nemici d’avere uguali capacità militari. Per uccidere Salsone venne chiesto perciò appoggio a boss ed “azionisti” del Reggino che eseguirono il delitto. Ma se gli esecutori dell’omicidio Cosmai successivamente confesseranno e il mandante sarà condannato all’ergastolo, gli autori del delitto Salsone sono invece ancora ignoti. Probabilmente, però non lo rimarranno a lungo.

Il boss Franco Pino ha infatti fornito notizie precise sull’agguato già nel 1995 alla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. Il padrino pentito - i cui verbali sono stati depositati in Corte di assise a Cosenza nelle scorse settimane - sarebbe stato risentito alla presenza del suo legale storico, l’avvocato Vittorio Colosimo. Non solo: anche un collaboratore della Piana di Gioia Tauro, Girolamo Bruzzese, di Rizziconi, pure lui assistito dall’avvocato Colosimo conoscerebbe particolari sul crimine e, con lui,  anche l’ex killer cosentino Roberto Pagano.

E proprio sulla base delle conoscenze dei tre collaboratori di giustizia le indagini sull’uccisione del maresciallo Filippo Salsone sarebbero state riaperte e affidate al pm antimafia Diego Capece Minutolo della Distrettuale di Reggio. Dopo 34 anni, dunque, qualcuno sta finalmente cercando la verità su un crimine che sembrava dimenticato. Un crimine che il procuratore Giovanni Bombardieri non vuol lasciare impunito.

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