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Terapie intensive in Calabria, la burocrazia ferma la nuova rete ospedaliera

Doveva essere il provvedimento spartiacque dopo i mesi della grande paura. E invece il decreto di riordino della rete ospedaliera calabrese - con l’incremento dei posti-letto di terapia intensiva e la rimodulazione di altri per crearne ulteriori di semi-intensiva - rischia di rimanere incagliato tra le sabbie mobili di una burocrazia spesso non all’altezza della situazione.

Per realizzare il piano messo a punto dalla Regione mancherebbe il via libera da parte del commissario nazionale per la gestione dell’emergenza sanitaria Domenico Arcuri. Senza le necessarie autorizzazioni, le possibilità di attivare le nuove postazioni negli ospedali calabresi per inizio autunno - in modo da essere pronti in vista di una seconda ondata di contagi da Covid-19 - sono pressoché nulle.

Già, perché nelle Aziende chiamate ad attuare gli interventi programmati da Regione e validati dal ministero della Salute non c’è traccia di cantieri e lavori in corso. L’obiettivo della Regione è arrivare a 280 posti letto di terapia intensiva - rispetto ai 146 attualmente disponibili - e per questo sono stati previsti lavori per un importo superiore a 50 milioni.

Quanto alla semi-intensiva, si punta all’attivazione di ulteriori 136 postazioni. Si tratta di cifre importanti, che darebbero respiro nel caso in cui i soggetti colpiti dal coronavirus in Calabria dovessero tornare ad aumentare.

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