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Il Parco archeologico di Vibo è una realtà, l'area però sprofonda nel degrado

Il Parco archeologico c'è... ma non si vede. Per l'ennesimo anno, per l'ennesima estate, le straordinarie bellezze dell'antica Hipponion rimangono inaccessibili. Lucchetti chiusi, luoghi non fruibili né al cittadino, né al turista. Si procede con visite “una tantum”, con eventi che certamente provano a ridare lustro e visibilità a delle aree di grande rilievo storico-culturale, ma che non possono certamente bastare per mettere su un'offerta globale degna di una città capoluogo di provincia che annovera immensi spazi rimasti ancora una volta pressoché inutilizzati. Le Mura Greche, come ogni anno sepolte da sterpi e rovi, il tempio del Cofino, il Castello di Bivona, l'area di Sant'Aloe. L'area archeologica di Bivona è stata da poco ripulita e finalmente riaperta al pubblico con un “kick-off” tenutosi il 25 luglio scorso, mentre in questo mese d'agosto l'amministrazione comunale ha promosso un altro paio di eventi all'interno del Castello sito a due passi dalla ex SS 522 tra Portosalvo e Vibo Marina.

Situazione diversa a Sant'Aloe dove ieri mattina è iniziata la pulizia dell'area dopo tanto tempo grazie ad una convenzione stipulata tra la Soprintendenza e Calabria Verde. Un primo intervento da parte degli operai (accolti dall'archeologa Maria D'Andrea) arrivati sul posto per liberare gli scavi e la vasta area da un'autentica foresta di rovi. Insomma, ora si attende un agosto dove le aree archeologiche verranno “sfruttate” dal Comune per la realizzazione di qualche evento, ma ancora rimane un grosso punto interrogativo sulla fruibilità di un settore che davvero potrebbe essere strategico per il futuro economico della città per i prossimi dieci-vent'anni.

L'articolo completo sulla Gazzetta del Sud, edizione di Catanzaro

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