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Vibo, fondi di Invitalia intercettati dalla 'ndrangheta: quei professionisti al servizio delle consorterie

Il tribunale di Catanzaro

Denaro in contante per lavori eseguiti ma nello stesso tempo per non lasciare alcuna traccia, per non destare sospetti, per dimostrare che la società “Genco Carmela & Figli srl” con sede legale a Vibo Valentia non aveva alcun rapporto con le imprese della ’ndrangheta, in questo caso quella della cosca capeggiata da Rocco Anello, boss di Filadelfia.

A fare da intermediario in quella che viene considerata, ad opera degli inquirenti della Distrettuale antimafia di Catanzaro, una vera e propria mazzetta, era un insospettabile; un professionista che in passato era stato tra i consulenti più accreditati della Procura di Vibo Valentia, l’architetto Francescantonio Tedesco, ex presidente della Commissione Urbanistica del Comune di Vibo, quando a guidare l’amministrazione di palazzo “Luigi Razza” c’era Elio Costa.

Tedesco era un professionista particolarmente attivo nel settore dei lavori edili ed impegnato allo stesso modo nella vita politica locale. Secondo i magistrati che hanno coordinato l’inchiesta, denominata “Imponimento”, collaborava con il sodalizio di Rocco Anello nel mantenimento del controllo dell’intero comparto e concorreva in maniera determinante ad esercitare pressioni sugli imprenditori in occasione di specifiche vicende estorsive, a cominciare dalla società “Genco Carmela & Figli”, il cui direttore tecnico era Vincenzo Renda, 49 anni (con quote anche nella stessa società) coinvolto nel maxi-blitz del 19 dicembre scorso con l’operazione denominata Scott-Rinascita.

Fondamentale in questo contesto il ruolo dell’ex consigliere comunale di Vibo non solo come tecnico ma anche quale vero e proprio collante tra la “Genco Carmela e Figli” ed il boss Rocco Anello che attraverso la ditta intestata al figlio Francescantonio di fatto metteva mano in tutto e per tutto nella realizzazione sul litorale di Pizzo alla costruzione del villaggio turistico “Resort Galia”, una struttura realizzata a qualche centinaio di metri dal mare, lungo la riviera Prangi.

Lo stesso professionista, secondo quanto emerge dagli atti, si sarebbe adoperato, anche in virtù degli stretti rapporti che teneva con Rocco Anello, a mettere in atto le strategie del sodalizio in ambito politico, come quando promuoveva il sostegno della cosca alle elezioni politiche nazionali del 2018 al dottor Giuseppe Mangialavori, poi eletto al Senato della Repubblica. Dall’inchiesta emerge anche che a finire nelle casse dell’impresa della ’ndrangheta sono stati una parte dei finanziamenti agevolati ed a fondo perduto di Invitalia che venivano elargiti per il sostegno allo sviluppo turistico del territorio. In quell’occasione Vincenzo Renda per lavori di sbancamento e altre attività prestate da piccole ditte da lui indirettamente individuate, avrebbe incassato in contante e senza alcuna fatturazione circa 5mila euro. La “Genco Carmela & Figli srl” nel 2011 aveva formalizzato ad Invitalia una domanda di accesso alle agevolazioni relative alla realizzazione di un programma di sviluppo di attività turistiche che prevedeva anche altri interventi importanti su tutta la costa del Vibonese e in particolare a Ricadi.

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