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Focolaio di Coronavirus a Cosenza, caccia al paziente zero nella comunità senegalese

La “catena” dei contatti. Gli specialisti dell’Asp di Cosenza stanno lavorando alacremente per individuare il “paziente zero” all’origine del nuovo focolaio di contagi scoppiato nella città dei bruzi. Nove le persone fino al momento risultate “positive” e, tra queste, una bambina di quattro anni.

Sono tutte di origine senegalese e da tempo residenti in Calabria. Su altri dodici loro connazionali sono già stati eseguiti i tamponi. Si tratta di amici che avrebbero partecipato a due occasioni d’incontro con la famiglia dei nove contagiati.

E lo spiega il rappresentante della comunità senegalese nell’Alta Calabria, Ibrahim Diop: «Abbiamo cercato nelle ultime ore di individuare insieme con la Questura e l’Asp tutti i contatti avuti dalle persone contagiate negli ultimi giorni».

«Il 12 luglio la bimba ha festeggiato il compleanno e alla cerimonia hanno partecipato, oltre ai familiari, degli amici appartenenti alla nostra comunità. Nei giorni successivi lo stesso gruppo di persone ha preso parte ad una cerimonia religiosa. Si tratta sempre delle stessa gente che adesso è stata rintracciata e sottoposta a controlli. Non sappiamo chi però abbia» continua Diop «contratto il virus trasmettendolo poi alle nove persone risultate positive».

Il direttore del Dipartimento di Prevenzione dell’Azienda sanitaria provinciale, Mario Marino, è lapidario: «Si tratta di un virus importato probabilmente nei primi giorni di luglio. Presto ne sapremo di più. D’altronde» aggiunge «così è stato nel corso di questi mesi in questa zona della regione: tutti i casi erano collegati a persone sopraggiunte da altre zone della Penisola».

Intanto gli undici pachistani sbarcati a Roccella Ionica nei giorni scorsi e poi trasferiti ad Amantea, sono stati adesso spostati nel centro di accoglienza di Isola Capo Rizzuto.

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