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Bancarotta a Vibo Valentia, assolti i costruttori Mirabello e Naso

Tribunale di Vibo

Si è concluso con otto assoluzioni il processo scaturito dall’operazione denominata “Tunus” celebrato davanti al Tribunale collegiale di Vibo Valentia (presidente Giulio De Gregorio) a carico di Fortunato Mirabello, amministratore di Casa del Sole srl, del  costruttore Pietro Naso, nonché delle rispettive mogli e i figli.

Nello specifico si tratta di Iole Filia, moglie di Mirabello, dei figli Francesco e Rosario Mirabello e della sorella Teresa Filia, residente a Brescia, ed Elisabetta Bagnato, moglie di Naso e il figlio Agostino Naso, tutti accusati di  bancarotta fraudolenta, documentale e patrimoniale in concorso.

Assoluzione piena "perché il fatto non sussiste" la decisione del Tribunale relativamente alla bancarotta, reato riqualificato in truffa con conseguente dichiarazione di prescrizione. Prescrizione anche per la bancarotta documentale. Al contempo il Tribunale ha ordinato il dissequestro dei beni.

Secondo quanto sostenuto dall'accusa - le indagini della guardia di finanza scattarono nel 2010 a seguito di una denuncia-esposto di Equitalia - gli imputati oggi assolti dal Tribunale (appartenenti a due gruppi familiari associati in affari nel settore edile e immobiliare; gruppo imprenditoriale, per gli inquirenti, facente capo ai costruttori Fortunato Mirabello e Pietro Naso), avrebbero commesso il reato nell’ambito della gestione della società Santa Venere srl.

Azienda che fino al 2006 avrebbe omesso il pagamento di tributi per vari periodi d’imposta per oltre 500mila euro. Nonostante la società (dichiarata fallita nell’aprile 2011) fosse gravata da rilevanti debiti di natura tributaria, avrebbe ceduto la proprietà delle quote ad una società tunisina (la Societè Matra srl), trasferendo contestualmente la propria sede in Tunisia.

Il tutto però – secondo quanto accertato nell’ambito dell’operazione “Tunus” – dopo aver provveduto a spogliarsi a favore di altre società riconducibili ai soggetti indagati dell’intero patrimonio immobiliare.

Operazione che avrebbe consentito di distrarre e dissimulare i beni immobili dell’impresa poi fallita, per un milione e 200mila euro a danno dello Stato, unico e principale creditore.

Successivi approfondimenti avrebbero poi permesso di accertare il ripetersi dello stesso comportamento attraverso le società  intestate agli imputati tanto da accumulare nei confronti dell'erario un debito di circa 16 milioni di euro.

Sempre secondo l'accusa, inoltre,  gli stessi avrebbero reiterato la “strategia” di bancarotta nell’ambito del fallimento di altre società del Gruppo, tra le quali la Ibg srl, Lab Infissi srl e Par Med srl.

Ma la difesa degli indagati (avvocati  Andrea Alvaro, Giovanni Marafioti, Francesco Sorrentino,  Domenico Colaci, Domenico Silipo e Salvatore Papa) ha sempre escluso l’esistenza di un “gruppo societario” con reciproche partecipazioni incrociate. Tesi accolta dal Tribunale. La parte civile era rappresentata dall'avvocato Enzo Cantafio.

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