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Villa San Giovanni, sul Comune l’ombra delle ’ndrine: chiuse le indagini per l’inchiesta Cenide

Francesco Morabito

Una chiusura indagini veloce quella per l’inchiesta Cenide, firmata dal procuratore Giovanni Bombardieri (pm Walter Ignazitto e Gianluca Gelso) il 13 maggio e già notificata ai 37 indagati e ai loro difensori.

L’operazione Cenide del dicembre 2019 - ricostruisce la Gazzetta del Sud in edicola - è lo tsunami che ha scosso il sistema politico-amministrativo del Comune di Villa San Giovanni ma anche la più grossa azienda che opera nel settore dell’attraversamento dello Stretto di Messina: quella sera sono finiti agli arresti domiciliari il sindaco della città Giovanni Siclari (da allora sospeso e attualmente con divieto di dimora a Villa), il presidente della Caronte& Tourist Antonino Repaci e l’amministratore delegato Calogero Famiani (oggi liberi ma anch’essi con divieto di dimora a Villa); in carcere il dirigente responsabile dell’ufficio tecnico Francesco Morabito e il responsabile pro tempore geometra Giancarlo Trunfio (oggi ai domiciliari). Non solo: anche interdizione dai pubblici uffici per 12 mesi per quasi tutto il settore tecnico villese, tra geometri, dipendenti e anche ex lsu coinvolti nel “metodo Morabito”.

Si aggrava complessivamente la posizione dell’ingegnere Francesco Morabito: l’ipotesi di reato di cui alla lettera “a” dell’avviso di garanzia è concorso in associazione a delinquere di stampo mafioso.

Con l’operazione dello scorso dicembre il procuratore Bombardieri ha svelato il presunto “metodo Morabito”. Non solo nei rapporti con Caronte&Tourist l’ingegnere capo avrebbe gestito da “padre padrone” l’ufficio tecnico comunale, ma ci sono pratiche edilizie e una cerchia di dipendenti e di professionisti grazie ai quali il dirigente avrebbe fatto il bello e il cattivo tempo.

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