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In Calabria partono le squadre d'intervento anti-Coronavirus

Un cambio di passo. Segnato da un acronimo: Usca. Che significa Unità speciali di continuità aziendale. Le Unità rappresentano sul territorio la risposta della sanità pubblica all’emergenza del Coronavirus. Sono 14, sulle 35 previste dalla Regione, quelle attivate in Calabria.

Undici operano nel Cosentino, l’area più colpita dalla pandemia e che conta oltre trecento contagiati, e tre in provincia di Crotone. Il piano varato dalla Regione ne prevede poi 8 a Catanzaro, 3 a Vibo Valentia e 12 a Reggio. L’attivazione delle Usca conferma la ritrovata sintonia tra l’esecutivo guidato da Jole Santelli e l’Ufficio del Commissario, diretto da Saverio Cotticelli. L’epoca del costante scontro frontale tra Regione e Commissario sembra davvero lontanissima.

Nell’Alta Calabria, le Unità giranno nei Comuni di Cosenza e Mendicino; Rende Università e Acri; San Lucido e Scalea; Castrovillari e San Marco Argentano; Cassano allo Ionio e San Demetrio Corone; Cariati. Gli operatori si occuperanno dei pazienti definiti “sospetti” e di quelli affetti da Covid-19 che non necessitano di ricovero ospedaliero ma che presentano particolari necessità.

La tragica esperienza fatta in questi mesi ha insegnato tanto a tutti: la presenza di queste veloci squadre sparse nel territorio garantirà celeri diagnosi e altrettanto veloci interventi di cura scongiurando così l’aggravamento del quadro clinico dei contagiati. Per il funzionamento delle Usca è stata prevista una manifestazione di interesse per l’assunzione di medici, infermieri e Oss ed è stato predisposto l’acquisto di farmaci, dispositivi, dotazioni strumentali e attrezzature necessarie all’attività senza ovviamente dimenticare il rispetto dei protocolli di sicurezza sia per i pazienti che per il personale.

Uno dei sostenitori dell’attivazione delle Usca, il direttore de Dipartimento di Prevenzione dell'Asp di Cosenza, Mario Marino, spiega: «Adesso non dobbiamo commettere errori. La fase 2 è estremamente delicata e deve essere correlata da accurati protocolli di sicurezza. Ora abbiamo un’arma in più: sappiamo come dobbiamo comportarci per evitare di essere infettati e bisogna puntare sulla rapidità, soprattutto nelle regioni colpite in maniera minore dalla diffusione del virus. Le Usca servono proprio per intervenire sui territori e per assicurare la migliore assistenza ai soggetti positivi, ma asintomatici, o per monitorare i pazienti con specifica sintomatologia per la gestione del decorso clinico, assicurando ogni intervento terapeutico a domicilio, evitando l’eventuale ricovero in ambito ospedaliero».

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