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Coronavirus, udienze a distanza: proteste anche in riva al Crati

Dal 4 maggio l'Italia dovrebbe ripartire ma con cautela. Così le udienze penali dall'11 maggio al 30 giugno si potranno svolgere da remoto. Una decisione nazionale che ha già scatenato un bel po' di polemiche anche in Calabria e a Cosenza dove sono tantissimi gli avvocati che hanno deciso di ribellarsi a un provvedimento che violerebbe alcuni diritti fondamentali. L'avvocato Pietro Perugini, presidente della Camera penale di Cosenza, esprime una presa di posizione molto netta sulla questione: «La conversione in legge del decreto “Cura Italia” introduce la possibilità di svolgere da remoto tutte le udienze penali dall'11 maggio al 30 di giugno, conferendo tale scelta alle esclusive valutazioni del Giudice. Al di là di ogni valutazione circa l'assoluta inadeguatezza dell'organizzazione degli uffici giudiziari a svolgere efficacemente tali nuove procedure è indispensabile evidenziare che la scelta adottata, ora straordinaria ed eccezionale, potrebbe diventare, in maniera illiberale, ordinaria, ponendosi, così, in netto contrasto con i principi costituzionali e sovranazionali che regolano il “Giusto processo”».

Lo scorso 20 aprile tutte le Camere penali della Calabria hanno firmato un documento per opporsi a tale decisione perché «determinerebbe chiaramente un attentato ai diritti di difesa e non basterebbe a lenirne la portata e la durata temporanea dello stesso, visto che nella situazione di massima incertezza rispetto al rischio epidemiologico, è prevedibile che tale termine possa essere prorogato. In particolare modo, appare inaccettabile la circostanza secondo cui sia inibito al difensore di potersi liberamente determinare in ordine alla partecipazione diretta ovvero da remoto all'udienza».

L'articolo completo sulla Gazzetta del Sud, edizione di Cosenza

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