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Coronavirus, positivo per 7 giorni nell'ospedale di Castrovillari senza protezione

Due morti. La Calabria settentrionale paga un prezzo altissimo al Coronavirus. I positivi superano ormai le 450 unità e l’ultimo focolaio – quello partito da “Villa Torano” – coinvolge complessivamente 136 persone sparse in ben 14 centri della provincia.

All’ospedale dell’Annunziata si sono spenti, lo stesso giorno, una donna di 66 anni, originaria di Malvito, paziente della casa di cura privata toranese, ricoverata in ospedale da Pasquetta e un uomo di 60 anni, di Belsito, che era finito nel nosocomio bruzio quattro settimane fa.

Ancora una volta il coronavirus ne ha crudelmente inghiottito le esistenze. Contemporaneamente altre due persone, di San Marco Argentano e di Castrovillari hanno fatto il loro ingresso nel presidio sanitario pubblico con problemi respiratori e febbre alta riconducibili all’azione del virus. Il paziente proveniente dalla città del Pollino preoccupa particolarmente i virologi perché per circa una settimana è rimasto all’interno dell’ospedale di Castrovillari dove potrebbe aver infettato altri pazienti e il personale. Indispensabile appare procedere celermente all’esecuzione di tamponi per accertare se l’infezione si è estesa.

I pochi tamponi “processati” ieri rivelano un nuovo caso positivo a Scala Cioeli, piccolo centro della zona ionica del Cosentino dove già erano stati accertate altre “positività”. Il lavoro degli “specialisti” dell’Asp, tuttavia, continua in tutto il territorio provinciale. Nella “zona rossa” di San Lucido i guariti sono saliti complessivamente a 15 facendo ben sperare per il futuro. Nessun contagio a Corigliano Rossano ed Oriolo, quest’ultimo comune è ancora “zona rossa”. Sei invece gli infettati a Fagnano Castello, paese che paga lo scotto del focolaio di “Villa Torano”. Tre i minori guariti: una bimba di 15 mesi a Santo Stefano di Rogliano e due ragazzi, di età compresa tra 15 e 17 anni, a Marzi.

I sanitari guardano con più ottimismo ai giorni a venire: se le decine di asintomatici rilevati nella Valle del Crati non dovessero mostrare stati febbrili o problemi respiratori, la strategia di contenimento attuata attraverso l’isolamento domiciliare potrebbe sortire effetti favorevoli nello spazio di due settimane. Rimane tuttavia da valutare un dato clinicamente singolare: è riferito a due contagiati di Amantea risultati ancora positivi al virus a trenta giorni di distanza dall’esecuzione del primo tampone. Una persistenza della positività così lunga tra gli infettati della Valle del Crati rappresenterebbe davvero un grave ostacolo per il ritorno ad una “normalità controllata”.

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