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Coronavirus, in spiaggia con cabine "alveari": l'idea di due architetti calabresi

Un progetto che nasce dal lavoro di squadra di due giovani professionisti calabresi, uno originario di un centro delle alte Serre vibonesi, l'altra di una cittadina in provincia di Reggio Calabria molto più vicina al mare.  Due aree geografiche simbolicamente unite nel lavoro di Fabrizio Bruno Maiolo, architetto di 30 anni nato a Nardodipace e di Mariachiara Richichi, anch'ella architetto, 28 anni originaria di Careri, i quali, vista l'emergenza coronavirus in atto, hanno pensato di risolvere il rebus del distanziamento sulle spiagge, senza ricorrere a “celle” irrespirabili. Il progetto - semplice ma al tempo stesso ambizioso - che segue perfettamente le misure anticontagio, si avvale della costruzione di cabine, a forma esagonale, realizzate con pannelli in carbonato dell'altezza di oltre due metri e con, alla base, 40 centimetri di apertura che, assieme all'apertura sovrastante, servono a permettere l'areazione all'interno della struttura. I vani dovrebbero essere uniti tra loro, in modo da dare, se visti dall'alto, l'impressione di un alveare. Questi ultimi all'interno conterrebbero due sdraio a distanza di un metro l'una dall'altra, con un ombrellone al centro.

«La nostra proposta - evidenzia l'architetto Richichi - nasce per dare una risposta dal punto di vista funzionale e per dare la possibilità a chiunque di godere del sole e del mare in tutta sicurezza in un' estate che non sarà come quelle che abbiamo vissuto finora, vista l'emergenza virus che stiamo affrontando. Proprio il coronavirus ha cambiato le nostre abitudini che non possono più essere come quelle che abbiamo conosciuto fino a adesso».

L'edizione integrale dell'articolo è disponibile sull'edizione cartacea della Gazzetta del Sud - edizione di Catanzaro.

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