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Case per anziani in Calabria, dopo i controlli i Nas sospendono cinque strutture

Sale il bilancio dei provvedimenti adottati dopo i controlli in Rsa, case di riposto per anziani, alloggi e case famiglia. Mentre nel territorio reggino si intensificano i controlli sono due in Calabria le indagini avviate sulle case di cura diventati focolai di Coronavirus.

Nel mirino della magistratura sono finite la “Domus Aurea” di Chiaravalle Centrale in provincia di Catanzaro e “Villa Torano” di Torano Castello a Cosenza, strutture accomunate dalla stessa premessa: le positività al Covid-19 registrate sia tra gli ospiti sia tra gli operatori delle strutture. Sulla Rsa di Chiaravalle nella quale sono stati registrati oltre 70 casi di contagio e 22 vittime tra gli anziani degenti, la Procura di Catanzaro ha aperto un’inchiesta, ha incaricato il Nas di acquisire le cartelle cliniche degli ospiti della casa di cura ma anche documenti amministrativi.

Mentre da nord a sud le case di risposo si sono trasformate in “trappole” che hanno quasi azzerato un’intera generazione, sul territorio reggino i controlli hanno portato ad un sequestro, cinque provvedimenti di sospensione all’attività, la denuncia di un legale rappresentante mentre diciotto titolari segnalati all’autorità amministrativa. L’attività di controllo dei carabinieri prosegue nell’ottica di prevenzione e contrasto, con l’obiettivo di svolgere costantemente un’attenta e mirata azione di vigilanza all'interno delle strutture ricettive sanitarie e socio assistenziali destinate ad ospitare le persone più a rischio, anziane o con disabilità.

Nei giorni scorsi, i carabinieri del Nas (nucleo antisofisticazione e sanità) e del Comando provinciale di Reggio Calabria, hanno eseguito ispezioni tanto nel centro che sul territorio provinciale. In particolare, i militari dell’Arma hanno sequestrato una casa di cura e denunciato il legale rappresentante per reati connessi a irregolarità nell’assistenza degli anziani e alla mancanza dei titoli autorizzativi, proposto provvedimenti di sospensione di 5 strutture sprovviste della documentazione prevista e non censite dalle autorità amministrative nonché diffidato 13 analoghe attività al ripristino dei requisiti strutturali organizzativi e funzionali.

Secondo la normativa infatti ogni tipologia di questo tipo di strutture, deve essere dotata di locali consoni alla ricettività degli ospiti (metratura adeguata, servizi igienici specifici, arredamenti funzionali) ed organizzata con figure professionali ben delineate (medici, infermieri, operatori socio sanitari ecc.).

Nel corso delle ispezioni i carabinieri hanno riscontrato gravi carenze strutturali ed organizzative nella non conformità alla normativa di sicurezza nei luoghi di lavoro, da costituire pericolo per le persone che vi soggiornano. Gli anziani ospiti, previo espletamento dei tamponi saranno ricollocati, con l'ausilio dell'Asp, in altri plessi autorizzati.

Del il censimento condotto dall’Istituto superiore di sanità su un campione di mille strutture ha fatto emergere la fragilità del sistema che dovrebbe invece occuparsi delle fasce più deboli. Il 40,2% dei deceduti nelle Rsa dall’inizio di febbraio era positivo al Covid-19 o aveva sintomi compatibili con la malattia. Il terzo aggiornamento del rreport dell’Istituto snocciola numeri agghiaccianti: sono stati riscontrati quasi settemila morti.

Secondo i dati del rapporto, il tasso di mortalità fra i residenti, considerando i decessi di persone risultate positive o con sintomi simil-influenzali, è del 3,3%, ma sale fino al 6,7% in Lombardia: Bergamo è la provincia più colpita, con una mortalità che supera il 18%, seguita da Reggio Emilia e Lodi. La percentuale più alta dei decessi, circa il 36% del totale, si è avuta nel periodo tra il 16 e il 31 marzo.

I decessi corrispondono a circa il 7% del numero complessivo degli anziani residenti nelle Rsa, calcolato in oltre 80.000. Di questi, la maggior parte si trova nel Nord Italia e solo un migliaio sono risultati positivi al nuovo coronavirus.

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