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Piano pandemico fermo al 2009, così la Calabria è rimasta indietro

Tre righe, contenute in un comunicato stampa vergato dall'Ufficio stampa della Giunta, sono ritenute sufficienti per informare che la Regione si era dotata di un Piano contro le pandemie. È il 26 ottobre 2009 e l'esecutivo guidato all'epoca da Agazio Loiero, recependo le indicazioni dell'Organizzazione mondiale della sanità e del ministero della Salute, dà via libera a un programma di interventi pensato per contrastare la pandemia causata da un virus impropriamente conosciuto come “influenza suina”. Per oltre 10 anni, quel Piano è rimasto totalmente inutilizzato. Intendiamoci: quello della Calabria non è unicum. Quasi tutte le Regioni italiane non hanno applicato nemmeno una virgola dei documenti approvati negli anni passati. Per non parlare degli aggiornamenti periodici che dovevano essere realizzati: non c'è traccia, dimenticati nel corso del tempo.

Nel Piano datato 2009 sono previste una serie di misure che se fossero state puntualmente applicate avrebbero consentito alla Calabria di affrontare in maniera più compiuta la lotta al Covid-19. Qualche esempio serve forse a capire meglio ciò di cui stiamo parlando: secondo quanto previsto dal programma approvato nel 2009, ogni Azienda sanitaria avrebbe dovuto «stimare il fabbisogno di dispositivi di protezione individuale attraverso il censimento degli operatori sanitari, per singolo presidio e mettere a punto dei piani di approvvigionamento e distribuzione». Quasi superfluo sottolineare che nessuno in un decennio ha provveduto a tutto ciò, con il risultato - di cui andare poco fieri - che alla prima vera emergenza tutti gli operatori sanitari hanno avuto difficoltà a reperire il materiale per lavorare in sicurezza.

L'articolo completo sulla Gazzetta del Sud, edizione Calabria

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