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"Anche un aborto per truffare l'assicurazione", quattro condannati a Cosenza

Sergio Garasto

Condannati a quasi cento anni totali di reclusione. Si è chiuso ieri in Corte D’Assise a Cosenza (giudice Paola Lucente, a latere Luigi Branda) il procedimento penale di primo grado per i quattro coriglianesi accusati di omicidio volontario premeditato ed aggravato in concorso tra loro ed arrestati nell’ambito dell’operazione denominata “Medical Market”.

Venticinque anni per il medico Sergio Garasto, condannato anche per falso e furto - ricostruisce la Gazzetta del Sud in edicola -, 23 anni alle due donne (Stefania Russo e Nunziatina Falcone) e 24 per Pietro Andrea Zangaro.

La sera del 15 maggio del 2012, Stefania Russo, si presentò al pronto soccorso dell’ospedale Guido Compagna di Corigliano con il feto che portava in grembo, al settimo mese di gestazione, già espulso, dichiarando di essere stata coinvolta in un sinistro stradale. Ad accompagnarla c’era l’amica Nunziatina Falcone.

Il difensore di Sergio Garasto, l’avvocato Antonio Pucci, così come i suoi colleghi, aveva contestato la ricostruzione fatta dal pm Valentina Draetta, la quale aveva chiesto l’ergastolo per i quattro. Per i difensori quello che la Corte ha giudicato essere omicidio, era invece una inosservanza della legge sull’aborto. Nessun infanticidio, dunque.

Il feto, al momento dell’arrivo in pronto soccorso di Stefania Russo, era già morto. Una tesi corroborata anche da perizie di parte e collegiali, ma che non ha convinto i giudici. Il pm aveva sostenuto che l’aborto era stato indotto con un farmaco, il Cervidil (per il cui furto è stato condannato Garasto) e che una volta fuoriuscito il nascituro sarebbe stato lasciato morire per incassare i soldi della polizza.

Il processo che ieri è arrivato alla battuta finale di questo primo atto, muove dall’operazione che scoperchiò, nel 2015, un giro di truffe finalizzate ad incassare polizze assicurative, con 144 persone coinvolte.

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