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Scuole a rischio, luci e ombre in Calabria: «Al lavoro su più di 700 plessi»

In una terra a elevato rischio sismico la messa in sicurezza degli edifici scolastici dovrebbe essere una priorità. Il condizionale usato non è casuale. Già, perché ciò che potrebbe apparire naturale invece spesso non lo è.

Il diciassettesimo "Rapporto sulla sicurezza delle scuole" messo a punto da Cittadinanzattiva svela un quadro inquietante. Fra settembre 2018 e luglio 2019 si è registrato un crollo ogni tre giorni in una scuola italiana. Meno interessati da questi episodi gli asili nido che presentano uno stato di sicurezza più adeguato rispetto al resto degli edifici scolastici, ma ancora insufficiente: più di due nidi su cinque sono in regola con le certificazioni (di agibilità statica, presente nel 42%, rispetto al 26% delle scuole di altro ordine gradi).

In generale emerge un grave ritardo nell’utilizzo dei fondi per la messa in sicurezza delle scuole. Sebbene siano al momento disponibili almeno 4 miliardi e mezzo, soltanto 1,6 miliardi circa sono stati effettivamente utilizzati o sono in fase avanzata di utilizzo. «Dallo stato di attuazione dei 15 principali filoni di finanziamento esaminati, emerge la quantità inusitata di passaggi tra i diversi enti e organismi di controllo e la farraginosità delle procedure per arrivare al loro effettivo utilizzo, spesso misurabile in anni», spiega Adriana Bizzarri, coordinatrice nazionale scuola di Cittadinanzattiva.

Calabria indietro. Fortunatamente i crolli registrati negli istituti nello scorso anno scolastico sono stati due e, peraltro, senza conseguenze per gli studenti. Ciò che preoccupa maggiormente è la mancata adozione del Piano di gestione del rischio specifico. Tra gli istituti in Abruzzo, Puglia e Sicilia è l’un per cento ad averlo fatto proprio. Per quanto riguarda il rischio sismico, poi, solo per il 29 per cento dei plessi è stata effettuata la verifica di vulnerabilità (in Calabria si scende al 2 per cento, almeno secondo quanto registrato alla fine dell’anno scolastico 2015-2016).

Non mancano i casi paradossali: a Crotone l'ex istituto magistrale “Gravina” da 60 anni è ospitato in un condominio di via Foscolo. Nella Piana di Gioia Tauro la magistratura ha chiuso alcune scuole dopo il crollo dei soffitti. E a Cosenza gli alunni della scuola media “Giambattista Vico” fanno lezione in aule di 15 metri quadrati, in barba a qualunque norma sulla sicurezza.

La sicurezza negli asili nido. Il 33 per cento dei nidi è stato costruito dopo il 1971. Poco più del 40 per cento possiede l’agibilità e il collaudo statico; meno della metà del campione è dotato dell’agibilità igienico sanitaria (47 per cento), e del certificato di prevenzione incendi (41 per cento).

Non sempre al Sud va peggio: il 78 per cento dei nidi campani ha l’agibilità statica, ad esempio, rispetto al solo 18 per cento di quelli lombardi. Così pure sulla prevenzione incendi: meglio la Campania (49 per cento), la Sicilia (38 per cento) e la Puglia (33 per cento), rispetto al Piemonte (31 per cento) e alla Lombardia (ferma appena al 15 per cento).

L’83 cento degli asili dispone di una mensa interna (con punte negative in Campania, solo il 25 per cento, e in Basilicata, il 40 per cento). Il 90 cento assicura le diete speciali, soprattutto nelle regioni del Centro-Nord, mentre in Calabria la percentuale scende al 25 cento. Due strutture su tre dispongono di cortili o aree verdi, mentre solo il 57 cento ha giochi e arredi a norma. Dato grave di per sé in termini di tossicità dei materiali, inquinamento indoor, ma ancor di più in relazione alla particolarità dell’utenza. Sempre due su tre dispongono di una recinzione esterna. Assai basso il dato sulla presenza di sistemi di videosorveglianza interna ed esterna che si attesta rispettivamente, al livello nazionale, al 2 per cento e 4 per cento.

Molto esiguo, infine, il numero degli edifici del campione preso in esame da Cittadinanzattiva dove sono stati portati a termine interventi di miglioramento sismico (4 cento) e ancora di meno quelli adeguati sismicamente (2 cento).

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