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Retata di 'ndrangheta a Cutro, la droga da Roma alla Calabria: così il clan riforniva le piazze

Catanzaro, Reggio Calabria e Vibo Valentia, ma anche Napoli e Roma. Si spingevano fino alla Capitale gli uomini della cosca Mannolo-Trapasso-Zoffreo per approvvigionarsi di droga che poi rivendevano nella provincia crotonese.

Particolari che emergono dal provvedimento di fermo firmato dai magistrati della Procura antimafia di Catanzaro nell'ambito dell'inchiesta “Malapianta” venuta alla luce mercoledì mattina con l'esecuzione di trentacinque fermi nei confronti di capi e gregari della ‘ndrina dei Mannolo di San Leonardo di Cutro e dei presunti appartenente alla gang criminale dei rom di via Acquabona di Crotone.

L'inchiesta - coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia e condotta dai finanzieri del Comando provinciale di Crotone - che complessivamente conta 99 indagati, tra le condotte illecite che avrebbe mezzo in atto il clan Mannolo-Trapasso-Zoffreo, cita anche il traffico di sostanze stupefacenti, rato contestato a 25 dei fermati.

«Tra gli scopi associativi dall'organizzazione criminale - scrivono i infatti i pubblici ministeri Paolo Sirleo, Antonio De Bernardo e Domenico Guarascio - è annoverabile il reato di narcotraffico».

«Il fine societario - viene riportato nel provvedimento di fermo - è stato conseguito attraverso condotte associative organizzate in forma piramidale, con ruoli e competenze specifiche».

Esistevano, infatti, figure tipiche come i «fornitori», i «clienti», le «reti di vendita» ed i «referenti di zona». In questo contesto, è l'ipotesi messa nera su bianco dagli inquirenti, «il sodalizio» aveva «individuato» come «figura di riferimento» Mario Mannolo. Il quale, assieme al figlio Giuseppe, sarebbero stati «i promotori dell'organizzazione» per quanto riguarda il reato di narcotraffico.

L'articolo completo nell'edizione odierna di Crotone della Gazzetta del Sud.

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