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Canale degli Stombi a Cassano, 11 indagati tra cui ex sindaco e assessori: dubbi sulla manutenzione

Gli strani intrecci tra il Comune di Cassano e il Consorzio di bonifica dello Jonio Cosentino in merito all'annosa vicenda dell'insabbiamento del Canale degli Stombi starebbero per essere sciolti. Sono undici gli indagati della Procura che hanno ricevuto in queste ore un avviso a comparire davanti ai magistrati per chiarire la loro posizione. Si tratta di: Gianni Papasso, ex sindaco, Luigi Garofalo, ex assessore e presidente del consiglio, Paola Grosso e Stefano Petrosino, ex assessori, Nicola Bruno, architetto ed ex responsabile dell'area tecnica del Comune sibarita, Francesco Garofalo e Francesco Sarubbo, dirigenti comunali, Mario Innocenzo Rummolo, ex dirigente del settore “Lavori Pubblici”, Marsio Blaiotta, Presidente del Consorzio di bonifica dello Jonio Cosentino, Biagio Cataldi, direttore generale e responsabile dell'area tecnico agraria, ambientale e forestale del Consorzio, e Giuseppe Borrelli, titolare della ditta “Giuseppe Borrelli Group”, sono indagati, a vario titolo, per i reati di turbativa d'asta, truffa aggravata per ottenere finanziamenti pubblici, falso in atto pubblico, falsità ideologica e occultamento di reato.

A condurre l'inchiesta sono il sostituto procuratore, titolare del fascicolo, Angela Continisio, e il capo dei pm castrovillaresi Eugenio Facciolla. Secondo i magistrati, in particolare, Papasso, Luigi Garofalo, Grosso, Petrosino, Bruno, Rummolo, Blaiotta e Cataldi avrebbero posto in essere una serie di atti pubblici creati ad arte per favorire una giustificazione artificiosa per arrivare alla deroga alla procedura dell'evidenza pubblica per l'affidamento dei “lavori di ripristino officiosità idraulica delle aste fluviali” per un importo di duecentoquarantamila euro in favore del Consorzio di Bonifica.

Gli otto - nell'ipotesi della procura - avrebbero turbato il procedimento amministrativo diretto all'affidamento dei lavori al fine di condizionare le modalità di scelta del contraente da parte del Comune di Cassano affidando, così, in via diretta, senza una gara pubblica, i lavori al Consorzio di bonifica. Il tutto favorito dall'operato di Francesco Garofalo e Sarubbo, accusati, tra l'altro, di falso ideologico e falso in atto pubblico, che avrebbero dichiarato il falso nella gara per l'affidamento dei lavori di ripristino della navigabilità del Canale dello Stombi. Blaiotta e Cataldi del Consorzio di Bonifica, oltre che per turbativa d'asta sarebbero finiti sotto la lente della Procura anche per concorso in truffa. Dovranno chiarire le procedure d'acquisto dell'escavatore a funi Link Belt e della ruspa Fiat Allis, spesa che pare in realtà non sostenuta in quanto i mezzi acquistati sarebbero in realtà obsoleti e già utilizzati dagli operai del precedente commissionario dei lavori (ditta Furlanis), antecedentemente agli anni Duemila. Ma gli intrecci tra gli undici indagati, che saranno ascoltati nella prossima settimana, sarebbero ancora più complessi.

S'ipotizza il dissequestro
Lo Stombi, intanto, è ad un passo dalla riapertura. Nel corso di una riunione che s'è tenuta nei giorni scorsi in Regione, il Comune aveva risposto ai rilievi fatti da Arpacal e settore Ambiente della Regione stessa sul progetto di disinsabbiamento del Canale degli Stombi superando così le evidenze che avevano portato la Procura a non poter autorizzare il dissequestro del sito.
L'ente consortile era sotto la lente ormai da un po' di tempo

Consorzi di bonifica già da tempo sotto la lente delle magistratura
Che la Procura di Castrovillari avesse messo nel mirino i Consorzi di Bonifica era già emerso nei giorni scorsi. I pm coordinati dal Procuratore capo Eugenio Facciolla lavorano sui paradossi che investono questi enti e indagano sui reati di truffa ed estorsione in danno dei privati. Non è chiaro, ad esempio, come questi affidino gli incarichi e gli appalti pur gestendo milioni di euro di risorse pubbliche. E non è chiaro nemmeno se e quanto le modalità di riscossione messe in pratica dai consorzi fino ad ora abbiano danneggiato gli agricoltori.

Già lo scorso anno, infatti, una sentenza della corte costituzionale aveva dichiarato l'illegittimità costituzionale della legge della Regione Calabria datata 23 luglio 2003 nella parte in cui prevede che il contributo consortile di bonifica, quanto alle spese afferenti il conseguimento dei fini istituzionali dei Consorzi, è dovuto «indipendentemente dal beneficio fondiario» invece che «in presenza del beneficio». Si pagava, in sostanza, pur se non si riceveva nessun servizio.

Un problema esploso negli ultimi anni quando le piogge divenute molto più diradate hanno creato non pochi problemi agli agricoltori. I magistrati castrovillaresi indagano, soprattutto, indagano per fare piena luce sulle modalità di assegnazione degli appalti. I consorzi, infatti, gestiscono milioni di euro di fondi pubblici spesso senza seguire modalità chiare d'assegnazione o indire gare d'appalto utilizzando le stazioni uniche appaltanti. Nei mesi scorsi era già trapelato che sotto la lente della Procura fosse finito proprio l'operato del Consorzio di Bonifica dell'Alto Jonio per i lavori di “interventi di sistemazione idraulica del canale dello Stombi” dei Laghi di Sibari oggetto di una convenzione con il Comune di Cassano risalente al 2015. Già allora emerse che l'interesse degli investigatori si sarebbe spostato anche su questioni economiche. La convenzione, infatti, prevedeva in tre anni uno stanziamento di oltre duecentocinquantamila euro. E proprio l'utilizzo della suddetta somma che sarebbe finita sotto la lente della Guardia di Finanza. Da qui, poi, il sostituto Angela Continisio e il Procuratore Facciolla avrebbero aperto un secondo filone delle indagini.

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